Ripubblicato in una nuova edizione, interamente aggiornata e integrata, è di nuovo disponibile, dopo circa trent’anni dalla sua prima uscita, il corposo volume a firma di Bice Migliau e Franca Tagliacozzo dedicato a Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea (Odoya, pp. 714, euro 32). Al lavoro delle due autrici si sono affiancati i contribuiti di pensiero e redazionali di Piero Di Nepi e di Raffaella Di Castro. Il testo ha un valore in sé irripetibile poiché costituisce, a tutt’oggi, l’unica pubblicazione disponibile sul mercato italiano organizzata non solo come una monografia né un mero intervento pubblicistico bensì come manuale fruibile anche a livello didattico. La disposizione dei materiali è articolata in una trentina di capitoli insieme a due saggi di corredo e agli apparati di servizio. Ogni capitolo, che può essere fruito anche nella sua singolarità, ha un arco cronologico e un tema logico di approfondimento, ossia un suo focus.

LA DIMENSIONE DI TEMPO considerata – se si fa eccezione per un’introduzione di merito sulla Diaspora, dalla sua genesi all’età contemporanea – è quindi quella che va dagli esiti dell’Illuminismo, con i processi di emancipazione giuridica delle minoranze in Europa occidentale, per arrivare ai giorni nostri. L’impegno a fornire una chiara esposizione del novero delle questioni di fondo relative alle dinamiche di sviluppo delle comunità ebraiche nel mondo si incontra con un procedimento che fornisce al lettore gli strumenti per contestualizzare una pluralità di fenomeni che, pur trascendendo l’insediamento ebraico in quanto tale, tuttavia si riflettono storicamente su di esso: evoluzione culturale della società mondiale, processi di diffusione del pluralismo culturale e sociale, trasformazione dei rapporti e dei ruoli di potere a livello nazionale e internazionale, ricorso ai razzismi di Stato e così via. Della storicità dell’ebraismo, inteso essenzialmente come soggetto collettivo in permanente evoluzione, il libro ne è non solo testimonianza ma intelaiatura logica. Premesso un tale approccio, le diverse immagini che nei circa duecento anni trattati vengono restituite al lettore sono quelle di molteplici figure in movimento.

È EVIDENTE che alle autrici, impegnate da sempre nella docenza così come nella ricerca, interessi non solo identificare le linee peculiari di sviluppo di una minoranza radicata negli spazi di appartenenza ma anche le dialettiche, a volte contraddittorie, in altri casi premianti, intrattenute con le maggioranze nazionali. Laddove il fuoco di queste è dato però dallo scambio e dall’ibridazione culturale. Alla luce di ciò, in rapporto anche alla genesi e alla nascita dello Stato d’Israele, una parte fondamentale del testo rimanda all’interrogativo sulla rilevanza, nel modo ebraico contemporaneo, del progetto nazionale. La modernità degli ebrei, infatti, si gioca su molti assi, a partire proprio dalla presenza intellettuale, professionale e politica nelle singole società nazionali. La partecipazione ai processi di National and State Building è un fermento che ha segnato moltissimo l’ebraismo dell’Europa occidentale e dell’area atlantica. Mentre diverse sono state le traiettorie di quelle comunità insediate nell’Europa orientale e nell’area mediterranea e mediorientale.

Ragionare su questo pluralismo intrinseco a insediamenti secolari è tutt’uno con lo sforzo di comprensione dei mutamenti che quegli spazi geopolitici, composti anche e soprattutto da non ebrei, hanno conosciuto in un lasso di tempo relativamente contenuto, con l’accelerazione dei processi sociali, economici e culturali. In altre parole, l’ebraismo diventa uno specchio nel quale si riflettono le immagini e le raffigurazioni di sé, di volta in volta alimentate e condivise dalle società di riferimento. Anche per questa ragione, tutta la vicenda del razzismo di Stato, che attraversa violentemente la prima metà del Novecento, è un passaggio chiave che rimanda, ancora una volta, al nostro presente. L’impronta antifascista è peraltro un carattere molto marcato nel testo, informando di sé un po’ tutte le pagine.

PENSATO a cavallo degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta, pubblicato una prima volta nel 1993, quando la lunga storia del patto costituzionalistico italiano, sbrigativamente conosciuta anche come «prima repubblica», andava declinando, il testo rispondeva all’epoca ad un’urgenza di conoscenza che però non si è per nulla esaurita.

Più che ad una sola indagine sulla continuità degli insediamenti ebraici, che è pure soddisfatta dalle tante pagine del libro, i temi del pluralismo e della laicità nelle istituzioni di cittadinanza ne emergono come due altri vettori di fondo. Il lettore, anche e soprattutto quello che ne intenda fare uno strumento di autoformazione, troverà comunque nell’organizzazione dei materiali, laddove il profilo del testo è intervallato da schede e da approfondimenti, un valido e opportuno ausilio.