È stato il giorno più lungo per i 399 lavoratori dell’Ideal Standard di Orcenico, al bivio fra la mobilità e cinque mesi di cassa integrazione in deroga che il governo potrebbe concedere. Solo il via libera dei proprietari dello storico marchio industriale di materiali e accessori per il bagno, il fondo a stelle e strisce Bain Capital, aiuterà una nuova cooperativa messa in piedi dagli operai a muovere i primi passi nella gestione della fabbrica del pordenonese.

Quello che è andato in scena al ministero del lavoro è stato l’ultimo atto di un dramma iniziato un anno fa, quando il management di Bain Capital annunciò la chiusura dello stabilimento friulano, per concentrare gli investimenti e le produzioni nelle altre due fabbriche Ideal Standard della penisola.

La mobilità per tutti gli addetti di Orcenico, fabbrica da sacrificare a causa dei «costi fissi troppo alti», doveva partire addirittura il primo gennaio.

Ma la pressione congiunta dei lavoratori, dei sindacati e del governo aveva portato ad un compromesso: Bain Capital accettava di far ritardare di qualche mese le lettere di mobilità, aprendo in parallelo (in concorso con il ministero del lavoro) una cig in deroga a rotazione per 954 dei 1.450 addetti di tutti gli stabilimenti del gruppo.

I mesi guadagnati dovevano servire a trovare nuovi proprietari interessati a rilevare lo stabilimento friulano. Ma alle prime manifestazioni di interesse, da parte di aziende estere concorrenti nel settore, non sono seguiti fatti concreti. Alla fine l’unico interesse per Orcenico è arrivato da Bpi Italia, società del gruppo Obiettivo Lavoro specializzato in ristrutturazioni aziendali, che si è detta pronta a individuare una soluzione attraverso il macrocosmo delle cooperative.

Ma per Bain Capital all’inizio di maggio il tempo a disposizione era già scaduto, tanto che sono state riaperte le procedure di mobilità per tutti gli addetti della fabbrica friulana.
Un nuovo, serrato round di trattative aveva portato il 22 maggio ad un accordo fra l’azienda, i sindacati, gli enti locali e il governo: altri mesi di tempo, per favorire il passaggio di proprietà attraverso il comodato gratuito dello stabilimento, una percentuale di volumi produttivi lasciati al subentrante, e l’utilizzo di alcuni marchi.

«Nell’intesa – spiega Maurizio Bertona della Filctem Cgil – era previsto il ritiro della procedura di mobilità, la disponibilità del governo alla cassa integrazione, e il passaggio delle attività a una nuova gestione, che l’azienda si era impegnata a supportare nella fase di avvio. Ma l’azienda non ritirato la procedura di mobilità, e non ha favorito il subentro di una nuova cooperativa».

Le ultime settimane sono state tesissime: dopo l’infruttuoso incontro del 10 luglio al ministero dello sviluppo economico, al termine del quale Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno denunciato che «è palesemente venuto meno l’impegno di Ideal Standard a favorire la prosecuzione produttiva attraverso la costituzione di una società cooperativa».

Martedì 15 c’è stato uno sciopero di due ore in tutto il gruppo. In parallelo è stata formata una nuova cooperativa, la «Ceramiche Ideal Scala», costituita da 18 operai della fabbrica e aperta a tutti gli altri compagni di lavoro.

Una operazione benedetta dal Mise, ma sulla quale è necessario anche il via libera di Bain Capital ad agevolare il percorso di auto-imprenditorialità.

All’ora di cena le parti erano ancora al tavolo di trattativa, con la presenza fra gli altri della presidente friulana Debora Serracchiani, e del responsabile della nuova cooperativa Gian Mario Petozzi. Sul piatto la soluzione prospettata dal governo, analoga a quanto era stato sottoscritto a maggio anche da Bain Capital, in particolare per la fase di start up dello stabilimento di Orcenico.