Un’isola paradisiaca di saline e uliveti ma invasa da orde di turisti in cerca di sballo; buen ritiro di dadaisti e intellettuali in fuga dal nazismo ma anche avamposto dei falangisti durante la guerra civile spagnola; meta di Tristan Tzara, Albert Camus e Walter Benjamin ma anche isola scelta da Francisco Franco per sviluppare un’economia predatoria che ha messo in fuga gli autoctoni e fatto collassare il territorio sotto il peso della speculazione edilizia. Questa è Ibiza secondo Julien Temple, regista britannico (La grande truffa del rock’n roll; Absolute Beginners; Le ragazze della Terra sono facili; London – The modern Babylon) che all’isola spagnola ha dedicato il suo più recente documentario Ibiza – The Silent Movie musicato dal dj Fatboy Slim.

DOPO L’ANTEPRIMA al festival di Glastonbury la scorsa estate nell’enorme drive-in Cineramageddon che ha permesso di realizzare una sintesi tra l’anima vintage del regista e quella ricreativa del popolare dj, il film sarà proiettato in anteprima italiana alla serata inaugurale del Seeyousound Music Film Festival di Torino (21 febbraio-1 marzo). A Temple, che sarà a Torino anche per una masterclass organizzata nell’ambito di Torino città del cinema (21 febbraio), il festival tributa un omaggio con altri tre titoli recenti della sua filmografia da sempre caratterizzata dalla saldatura tra immagini, luoghi e musica: Habaneros racconta L’Havana attraverso la sua vibrante scena musicale e la voce dei suoi abitanti; Rio 50 Degrees è la storia di come Rio de Janeiro, attraverso i suoi musicisti, ha dato voce alla rivolta e al desiderio di libertà tanto in un passato di dittatura quanto in un presente di falsa democrazia, Oil City Confidential è invece il ritratto dei Dr. Feelgood, band inglese anni Settanta, e del suo incredibile frontman sullo sfondo di Canvey Island, sperduta cittadina nell’Essex dominata dall’industria petrolchimica.

Ibiza è un film senza dialoghi ma interamente musicale e che quindi, come ha dichiarato Temple, «si può guardare ballando». Il curatore della colonna sonora Fatboy Slim alias Norman Cook (quello di Right Here, Right Now e Praise You), che calca le scene della mitica isola fin dalla fine degli anni Ottanta e ha contribuito a farne la mecca del clubbing internazionale, ha ideato per il progetto un collage sonoro di rock, dance e house.

L’ETEROGENEITÀ delle influenze sonore è coerente con un film che visivamente ha la forma dell’album di ritagli. Ai materiali originali girati dal regista si accostano immagini d’archivio relative alle attività agricole del passato ma anche alle grandi adunate danzerecce degli anni 90, sequenze cinematografiche realizzate o ambientate a Ibiza (da El Cid di Anthony Mann a Amnesia di Gabriele Salvatores passando per F for Fake di Orson Welles) e cartelli grafici animati ipercolorati con didascalie che, senza risparmiare un certo sarcasmo, ricostruiscono la storia del luogo tra mito e realtà, tra leggenda e storia, tra sogno e diceria. Si parte dalla prima colonia fenicia e tra insediamenti romani, Mori, crociati e contadini catalani si approda, attraverso mille contraddizioni, ai beatniks e ai palazzinari degli anni 60, agli adepti della new age e alle gang di trafficanti di droga che hanno invaso di pasticche le notti brave delle discoteche isolane.

«UTILIZZARE la musica e le immagini d’archivio in modo da far collidere tra loro elementi che non sono necessariamente coerenti è un modo molto fresco per affrontare il passato di un luogo e spiegarne il presente» ha dichiarato il regista. Ibiza è in effetti una cavalcata lisergica attraverso la storia economica e sociale di un luogo segnato da mille contraddizioni, poverissimo in origine ma ormai esclusivo, in cui la pace e la vivibilità sono state sacrificate sull’altare dell’industria turistica.