Una riflessione dolente e misteriosa sull’orrore della guerra alla luce di una personale visione della fede cristiana. Ecco il messaggio che si evince da The Heart of the Matter di Benjamin Britten, inconsueta combinazione di musica e narrazione su versi di Edith Sitwell, realizzata nel 1956 per la presenza della stessa poetessa al festival di Aldenburgh, una sorta di cantata al centro della quale si staglia la struggente lirica Still falls the rain, inserita da Britten nella raccolta Five Canticles . Nel presentare quest’opera di raro ascolto Ian Bostridge ha ricordato il terrore per i bombardamenti, cui allude Edith Sitwell, il pacifismo di Britten e la drammatica attualità di quelle parole.
Una conclusione amara e toccante per un concerto che sabato scorso all’Aula Magna dell’Università ha entusiasmato il pubblico dell’Istituzione Universitaria dei concerti. Accanto a Bostridge, il pianista Julius Drake e Alessio Allegrini, in forma smagliante e dal gusto controllatissimo, la cui allarmante fanfara del corno punteggiava il brano britteniano, per un programma che includeva i Liederkreis di Schumann, esecuzione febbrile e un po’ inchiostrata, una bella scelta di lieder di Schubert fra cui Auf dem Storm, con il corno, ma anche due pezzi per corno e pianoforte di Schumann e di Leone Sinigaglia, altro ascolto prezioso.
Un programma raffinato che grazie alla notorietà di Bostridge e Allegrini ha attirato un pubblico folto, ricompensato con il bis di un lied di Franz Lachner, ancora col corno. Bostridge ha confessato di aver recuperato il brano di Britten per insistenza del suo manager italiano per la prima esecuzione romana, ribadendo l’importanza di proporre i concerti di lieder: «In Italia faccio – spiega l’artista britannico – tanti concerti e sono sempre sorpreso per l’entusiasmo del pubblico. Ma naturalmente dietro c’è il lavoro di istituzioni coraggiose, specie piccole, le associazioni degli amici della musica». Ci si chiede cosa si possa fare per promuovere ancor meglio la liederistica: «Un impegno costante e fiducioso, come hanno fatto alla Wigmore Hall di Londra, che negli anni ha visto crescere i suoi concerti di canto fino agli oltre novanta l’anno. Ma dovrebbe essere un obiettivo dei promotori ovunque, in Usa, in Giappone e naturalmente in Germania, l’origine di gran parte di questo meraviglioso patrimonio: pensi ai lieder per corno che abbiamo suonato con Allegrini, che è fantastico! Forse si devono mettere in conto le sedie vuote, all’inizio, ma poi il pubblico reagisce benissimo, se impara a conosce la musica splendida di Schubert, Schumann ma anche dei contemporanei».

In Italia è uscito per i tipi del Saggiatore la sua analisi racconto sul ciclo Il viaggio d’Inverno di Schubert, e ci si chiede se questo è anche il suo intento di scrittore e musicologo: «Mi sento sempre un dilettante nel campo della critica e vorrei essere considerato un divulgatore. Certo, se la nostra è anche una professione intellettuale, la mia attività di scrittura resta connessa con la mia carriera di cantante. Spero di poter scrivere presto anche un libro su Monteverdi ».

Un repertorio ricco ma che Bostridge non teme di ampliare: «Il nostro è anche un mestiere molto pratico: voli, viaggi, organizzazione di un numero preciso di spettacoli e concerti ogni anno. Alle volte gli incontri si fanno per caso, come le melodie di Karol Szymanowski, che mi sono state proposte di recente e trovo bellissime. I desideri non ancora realizzati, una parte nell’Oro del Reno di Wagner o Pélleas nell’opera di Debussy, sono pensieri che non mi affliggono troppo, perché per fortuna ho davvero davanti a me tanti concerti e un pubblico che mi ama, anche in Italia!».