Il vicepremier Matteo Salvini se la prende con «gli ambientalisti da salotto», il premier Giuseppe Conte gli va dietro: «La tutela delle vite umane viene prima dei vincoli». Al ministro dell’Ambiente Sergio Costa tocca uscire dall’imbarazzo: «Conosco bene il vicepremier, è chiaro che si riferisce a quell’ambientalismo che non collima con il mondo di tutti i giorni».

Ma da Legambiente non ci stanno e il presidente Stefano Ciafani replica: «Da che pulpito viene la predica? Salvini fa parte di un governo che sta varando il condono edilizio di Ischia per sanare delle case che sono a rischio idrogeologico».

Ciafani, anche il direttore della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, invoca modifiche alla normativa ambientale.

Gli ambientalisti, e Legambiente in particolare, sono stati quelli che per anni con «le operazioni fiumi» hanno fatto non solo informazione ma sono anche andati a pulire gli alvei, liberandoli dai tronchi, dalle lavatrici gettate via e dai detriti che ostruivano i corsi. I vincoli ambientali servono a tutelare la vita delle persone: ad esempio, ti dicono che non puoi costruire una casa dove potrebbe verificarsi la piena di un torrente, come a Casteldaccia, o realizzare un sito produttivo dove potrebbe esondare un fiume, come accade nel centronord. Negli anni passati sono state costruite università in fiumare, come a Reggio Calabria, e tombati corsi d’acqua come a Genova. Recentemente un centro commerciale in Abruzzo in area di esondazione. Allentare le norme ambientali serve solo a rendere possibile continuare a fare gli scempi del passato.

Sotto accusa l’abusivismo al Sud. Nel resto del paese va meglio?

I danni derivano dalla cementificazione selvaggia e dall’impermeabilizzazione del suolo. Esiste però una cementificazione legale e una illegale. La prima si trova nel centronord, il rapporto Ispra 2018 racconta che Lombardia e Veneto sono ai primi due posti per consumo di suolo nel biennio 2016-2017, entrambe al di sopra del 12%. Si tratta di territori governati da almeno un ventennio dalla Lega. Al centrosud invece c’è l’abusivismo illegale e qui la Lega non c’entra. Però non dimentichiamo che il partito di Salvini ha votato due condoni nazionali, quello del 1994 e il successivo del 2003, e una volta al governo ne ha votati altri due nel dl Urgenze: quello sul sisma di Ischia e quello sul sisma in centro Italia. La frase sull’ambientalismo da salotto rientra in una tecnica collaudata: ad agosto, quando morirono i braccianti migranti a Foggia, invece di parlare di caporalato Salvini si concentrò sulle vittime. Male anche i 5S: quando erano all’opposizione si sono battuti con noi per l’ambiente, da quando sono al governo si comportano come tutti i loro predecessori.

Perché i due condoni nel dl Urgenze sono pericolosi?

Perché stabiliscono due precedenti che potranno poi essere utilizzati in seguito. Quello su Ischia consente di sanare immobili in un’area sismica e a rischio idrogeologico, l’altro riapre i termini fino al 2016. Con il provvedimento su Ischia si autorizza a ricostruire con i soldi dello stato case che potenzialmente mettono a rischio la vita di chi le abiterà. Secondo l’Ispra, 7.275 comuni (91% del totale) sono a rischio per frane e/o alluvioni, circa 7,5 milioni di abitanti coinvolti.

Il premier Conte assicura che i fondi per rimediare ai danni ci sono

Bisogna smetterla con l’economia dell’emergenza e lavorare sulla prevenzione che non significa, però, alzare gli argini dei fiumi per continuare a costruire dove non si dovrebbe, ma avere il coraggio di spostare quartieri e aree industriali realizzate in aree alluvionali. E poi bisogna procedere con gli abbattimenti delle case abusive, togliendo la materia ai sindaci e dandola allo stato e alle prefetture. In Italia sono 71mila le ordinanze di abbattimento, l’80% non eseguite. Si è smantellata troppo in fretta la struttura di missione «Italia sicura», voluta da Renzi. Le competenze sono passate al ministero dell’Ambiente ma non il personale così i progetti indicati dalle regioni (per un totale di 28 miliardi) si sono bloccati. La struttura avrebbe dovuto vigilare anche sulla qualità dei progetti. I fondi poi si sono ridotti a un miliardo all’anno per tre anni.