La riduzione del danno interessa innanzitutto i firmatari dell’accordo. Troppo frettolosa e troppo carica di errori si è rivelata la proposta di legge elettorale contenuta nel maxi emendamento Fiano. Fosse stato per il Pd, doveva essere blindata e passare già oggi all’aula. Invece la maggior parte dei subemendamenti sono arrivati proprio dai democratici e le correzioni sono giustificate con la paura che debba poi metterci mano il senato. Matteo Renzi non ha ancora rinunciato a regalarsi il sistema simil tedesco per la prima settimana di luglio.

IL «BACO» PIÙ CLAMOROSO riguardava – lo avevamo evidenziato immediatamente anche da queste pagine – i finti vincitori, quelli che pur risultando primi nei 303 collegi uninominali non potevano avere la garanzia del seggio; e infatti gli autori di Fiano non li chiamavano vincitori ma «primi del collegio».

A questo si è cominciato a porre rimedio modificando la percentuale di eletti nei collegi uninominali ed eletti nelle liste proporzionali, non più 50% e 50% ma 38% nell’uninominale e 62% nel proporzionale.

Del resto anche in Germania fifty fifty è solo il punto di partenza, perché i seggi soprannumerari e quelli di compensazione fanno in modo che il numero finale di deputati (che a Berlino è variabile) sia sbilanciato (nel loro caso in favore dell’uninominale). In commissione affari costituzionali, dunque, ieri Pd, Forza Italia e 5 Stelle hanno deciso di abbassare il numero dei senatori e deputati scelti direttamente nei collegi, da 303 a 232.

Ottenendo però un effetto collaterale: in questo modo anche un bel po’ di sconfitti nelle sfide uninominali saranno ugualmente eletti.

[do action=”citazione”]38%. La nuova percentuale di eletti nei collegi uninominali. Effetto collaterale: anche un bel po’ di sconfitti nelle sfide uninominali saranno ugualmente eletti[/do]

UN DIFETTO FORSE meno grave, ma che allo stesso modo del precedente mette in dubbio il valore della corsa nei collegi. Difetto oltretutto non subìto, ma cercato dai contraenti del patto, visto che hanno ristretto artificialmente i listini bloccati.

Questi listini saranno composti in ognuna delle 29 circoscrizioni (sono cresciute di tre, per il Trentino Alto Adige resta il sistema di voto che favorisce i sudtirolesi) da uno a sei candidati. Per un semplice calcolo matematico (380 seggi proporzionali divisi in 29 circoscrizioni) dovrebbero essere molti di più, anche più del doppio. Ma la Corte costituzionale ha condannato i listini bloccati troppo lunghi – nella sentenza 1/2014 contro il Porcellum – ed ecco che allora i candidati eletti si esauriranno presto per i partiti più grandi (Pd e M5S) e andranno recuperati tra gli sconfitti nei collegi. Un’altra smentita alla retorica dell’«elettore che decide».

Al contrario, quanto pesi con questo sistema la selezione a monte che fanno i partiti è dimostrato anche da un altro dato: con le ultime modifiche al sistema simil tedesco, i candidati per ogni lista potranno essere molto pochi, appena 360. Erano quasi il doppio nel 2013 (e restano più o meno ugualmente bloccati); con la nuova legge conquistare la candidatura (nei partiti grandi) vorrà dire aver già fatto un bel passo verso il parlamento.

[do action=”citazione”]360. Il numero di candidati per ogni lista in base alle ultime modifiche al simil tedesco. Erano quasi il doppio nel 2013, e restano più o meno ugualmente bloccati[/do]

Il subemendamento che taglia i collegi, presentato dal Pd, sarà votato oggi e l’aspetto delicato della riduzione sta nel come saranno ritagliati i nuovi collegi, visto che la legge per essere pronta all’uso si dedica anche al lavoro che tradizionalmente viene delegato a una commissione di saggi. Sono state accantonate anche altre correzioni di rilievo, soprattutto la richiesta di M5S di doppio voto (su una sola scheda, come in Germania) per risolvere quella che resta la più grande deviazione dal modello tedesco. Il Pd è contrario perché su un solo voto, e dunque sull’impossibilità del voto disgiunto, Renzi vuole costruire la sua campagna per il voto utile.

ALTRI SUBEMENDAMENTI accantonati, da votare tra oggi e domani, riguardano un’effettiva parità di genere (e cioè non solo nella composizione delle liste proporzionali, ma anche nei capilista e nei candidati nei collegi), l’abbassamento del numero delle firme per la presentazione delle liste (ma i partitini presenti in questo parlamento non hanno nulla da temere in forza di un codicillo sopravvissuto nell’Italicum), la riduzione delle pluricandidature (adesso il candidato nel collegio può presentarsi anche in tre circoscrizioni, si vorrebbe ridurre a una). In quest’ultimo caso è Forza Italia a essere contraria e la «dottrina Fiano» al momento recita che si fanno solo le correzioni che condividono tutti e quattro i padrini del simil tedesco (c’è anche la Lega).

Fin qui l’accordo regge, tra i Cinque stelle malgrado i tanti dubbi dell’ala «ortodossa» non si prevedono rivolte nel caso il doppio voto non dovesse passare. Anche se alla camera sulla legge elettorale sono possibili voti segreti.