Durissimo attacco dei vescovi contro i disegni di legge per il contrasto all’omotransfobia in discussione in Parlamento: non servono – dicono i vescovi – e possono limitare la libertà di opinione.

Sono cinque i ddl all’esame della Commissione giustizia di Montecitorio (presentati da Boldrini e Zan del Pd, da Scalfarotto di Italia Viva, da Perantoni del M5S e da Bartolozzi di Forza Italia). Tutti puntano a introdurre nel codice il reato di omotransfobia, visto anche il moltiplicarsi degli episodi di violenza e discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e transessuali.

Progetti di legge che però non piacciono alla Presidenza della Conferenza episcopale italiana, che ha emanato una dura nota dal titolo inequivocabile: «Omofobia, non serve una nuova legge».

«Le discriminazioni, comprese quelle basate sull’orientamento sessuale, costituiscono una violazione della dignità umana», scrive la Cei. Che subito dopo aggiunge: ma non ci sono «vuoti normativi» o «lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni», «nell’ordinamento giuridico del nostro Paese esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio».

La «preoccupazione» dei vescovi, quindi, non è tanto il contrasto all’omotransfobia, quanto il timore che «un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui, più che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione». Qualche esempio? «Sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma, e non la duplicazione della stessa figura, significherebbe introdurre un reato di opinione», spiegano i vescovi. E questo limiterebbe «la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso».

Ad essere puniti, quindi, non sarebbero coloro che discriminano, insultano o aggrediscono le persone omosessuali, ma vescovi, preti, catechisti e genitori che affermano le proprie convinzioni sul valore dell’eterosessualità. Perlomeno questo è quello che pensano i vescovi. E insieme a loro le associazioni della galassia Family Day, che esultano per la presa di posizione della Cei, a cominciare dal presidente Massimo Gandolfini («siamo grati ai vescovi italiani per aver ribadito che non serve una nuova legge sull’omotransfobia»).

«Non si tratta di una legge contro la libertà di opinione, ma di una legge che protegge la dignità delle persone», rassicura Alessandro Zan, il deputato del Pd che sta lavorando all’unificazione dei testi in un unico ddl. «Lo ripeto per l’ennesima volta: non verrà esteso all’orientamento sessuale e all’identità di genere il reato di “propaganda di idee” come oggi è previsto dall’articolo 604 bis del codice penale per l’odio etnico e razziale. Dunque nessuna limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio come ho sentito dire a sproposito. Qui stiamo parlando di vittime vulnerabili e che proprio per questo necessitano di una tutela rafforzata. Stiamo parlando di storie di ragazzi che vengono picchiati per strada solo perché si tengono per mano o che vengono aggrediti, bullizzati e uccisi solo per il loro orientamento sessuale o la propria identità di genere».

Aggiunge Laura Boldrini: «La legge contro l’omotransfobia ha per obiettivo non le opinioni e la libertà di espressione, come afferma erroneamente la nota della Cei, ma gli atti discriminatori o violenti e l’istigazione a commettere questi reati. Si tratta di misure che puntano a tutelare i diritti delle persone seguendo il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione e le indicazioni del Parlamento europeo su questa materia, che risalgono al 2006 ma sono rimaste finora fuori dal nostro ordinamento». E Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana: «In questi anni difficili ho apprezzato pubblicamente, da non credente, posizioni coraggiose e controcorrente dei vescovi italiani, e spesso ci siamo trovati insieme nella lotta contro il razzismo, dalla parte dei più deboli. È per questo che oggi, con altrettanta franchezza, dico che non condivido in nessun modo la loro posizione sulla legge contro l’omofobia. L’unica deriva liberticida che conosco è quella sempre più aggressiva nei confronti di persone che vengono ferite nella loro dignità».