L’ultima volta che abbiamo incontrato il poeta egiziano Ahmed Foad Nigm, morto martedì all’età di 84 anni, sedeva con sua moglie Ommi Zeinab al Caffé Riche di piazza Talaat Harb nel centro del Cairo, pochi giorni dopo il colpo di stato militare del 3 luglio scorso. Questo ristorante sin dall’Ottocento è il punto di incontro degli intellettuali egiziani. Qui Nigm passava ore con i suoi amici, molti dei quali della libreria e casa editrice Merit, a due passi da piazza Tahrir.
Ahmad Foad Nigm era nato nell’Egitto profondo, in provincia di Sharqia, e scriveva versi solo in dialetto. È un autore rivoluzionario, che ha motivato le proteste del 1952 e del 2011. Nel nostro ultimo incontro, appena ci vide con aria divertita, fece un gesto inequivocabile di disprezzo verso i Fratelli musulmani. Ma Nigm non è sospettabile di simpatia per i militari. L’autore delle più belle canzoni egiziane ha passato 18 anni in prigione durante Nasser, Sadat e Mubarak. Per questo l’atteggiamento dell’esercito dopo le manifestazioni di piazza del 2011 non lo ha mai convinto. Insieme ad attivisti socialisti e allo scrittore Alaa Al Aswany ha parlato alla folla di Roxy, la terza piazza (dopo Tahrir e Rabaa el Adaweya), come la definiscono i rivoluzionari egiziani. Nigm ha scritto poesie e testi per Oum Kulthum, Sheykh Imam e Abdel Khalim Afez, le sue canzoni hanno ispirato gli slogan delle manifestazioni del 25 gennaio 2011. Una sua poesia recita: «lascia (sicurezza di stato) i tuoi segugi per strada e chiudici nelle tue prigioni/ non lasciarci dormire nei nostri letti/ dormiremo in prigione e non nei nostri letti/ domanda di noi nei giorni della Rivoluzione/ l’abbiamo fatta e a noi basta/ sappiamo chi ci ha feriti e conosciamo noi stessi/ lavoratori, contadini, studenti, il nostro orologio suona e iniziamo/imbocchiamo una strada senza ritorno perché l’onore è vicino ai nostri occhi».
In occasione dell’intervista al manifesto dell’aprile 2011, Nigm ci ha accolto nella sua casa nel quartiere di Moqattam. Con lucidità spiegava: «Il 2011 sarà ricordato come l’anno della prima Rivoluzione in Egitto…. L’intera popolazione è scesa in piazza. Aspettate finché sarà completata, sarà una leggenda da raccontare! Gente senza il coltellino per sminuzzare la cipolla ha affrontato un gigantesco sistema di sicurezza di stato, che si è sbriciolato. Tutti ora credono nei giovani, sono andati in trenta a Tahrir e sono diventati un milione. E ancora sono lì. Gli egiziani hanno fatto la Rivoluzione contro un regime potente e corrotto. Quanti sono morti? Non sappiamo quanti, se non di chi è morto davanti alle telecamere. Chi fumava colla ora pulisce i marciapiedi».
Sebbene molto anziano, Nigm scese in piazza Tahrir il 2 febbraio 2011, durante la «battaglia del cammello».
«Quanto avevamo bisogno di questo? Già nel 1919 i cuori degli egiziani cantavano, era tempo di lamentarsi per l’occupazione e la povertà. E arrivarono Sayd Derwish con il suo teatro, gli scrittori Tawfiq Hakim, Taha Hussein, Habbas Mahmud El Aqqad, e i musicisti Mohammed El Qasabji, Mohammed Fawzi, Belik Amdi». Eppure l’esercito controlla di nuovo il paese. «Il Consiglio delle Forze armate vorrebbe fermare tutto. L’esercito resta un ordine antidemocratico, ma noi siamo un esercito nell’esercito», conclude il poeta Ahmad Foad Nigm.