«Chiediamo le dimissioni dei vertici dell’Osservatorio vesuviano che con ben quattro giorni di ritardo ha provveduto a correggere le stime sull’intensità e sull’epicentro del sisma di Ischia. Un intervento tardivo che ha contribuito a criminalizzare la comunità locale»: la dichiarazione è dei Verdi campani che spingono anche per la riapertura dell’Osservatorio di Casamicciola. La correzione dell’Ingv sull’epicentro (non più in mare ma a Casamicciola) viene cavalcata da chi cerca di spostare le responsabilità dall’edilizia dell’isola al sisma e alla campagna stampa sull’abusivismo, responsabili della fuga dei turisti.

In realtà la correzione non assolve le costruzioni ma pone un problema ulteriore: come spiega il geologo Franco Ortolani, con una faglia proprio sotto Casamicciola che genera terremoti vicini alla crosta, provocando onde ondulatorie e sussultorie, sono necessarie misure di adeguamento maggiori perché «anche la legge attuale non prevede che i manufatti siano progettati per resistere a simultanee sollecitazioni». La scossa di lunedì ha avuto un impatto tale da far abbassare il suolo di 4 centimetri nell’area a ridosso dell’epicentro, come rilevato dai ricercatori del Cnr-Irea.

Ieri era a Ischia Giuseppe Luongo, professore emerito di vulcanologia, tra i primi a denunciare l’inesattezza dei dati dell’Osservatorio vesuviano: «Gli errori che provengono dal calcolo possono capitare. Abbiamo già una legge che difende molto le zone distanti dall’epicentro ma la comunità scientifica deve puntare alla comprensione dei fenomeni nelle aree epicentrali». E ancora: «Quelli di Ischia sono fenomeni molto secchi e superficiali che hanno causato gravi danni in un’area ristretta per poi decadere rapidamente, ma possono esserci condizioni che non abbiamo osservato».

Non vuol sentire parlare di sbagli il presidente nazionale dell’Ingv, Carlo Doglioni: «Abbiamo operato con trasparenza. Non c’è stato nessun errore ma solo un normale affinamento dei dati scientifici».