Caro direttore,
leggere, su un giornale che stimo e che in questi anni ha seguito tante mie battaglie, una ricostruzione in cui un percorso politico di oltre vent’anni viene ridotto a una gestione personalistica per dare un seggio di senatore a mio fratello o a litigare con qualcuno per una vicenda giudiziaria costruita su accuse assurde e quasi del tutto archiviate, davvero mi rattrista.
La mia storia di decenni di impegno politico, coerente e corretto, mi ha guadagnato l’inimicizia di tante lobby, da quella proTav ai proMose, da quella degli inceneritori e del carbone a quella degli Ogm, per finire con petrolieri ed armieri e queste inimicizie, spesso tradotte in campagne stampa diffamatorie, spero non riescano cancellare quanto ho, nonostante tutti gli ostacoli, faticosamente ottenuto durante le mie attività istituzionali.
Ho bloccato gli Ogm, promosso il fotovoltaico, agito in Europa per fare approvare la strategia 20/20/20 e chiamato al ministero dell’Ambiente persone a voi certo note quali Rubbia, Rifkin, Rodotà, Amendola, Zanotelli, Petrella e Pallante, solo per citare alcuni che mi hanno aiutato nella difficile attività di governo.
Inoltre, purtroppo, proprio in questi giorni, la tragedia della Sardegna dimostra come sia stato criminale “affossare” con la solita accusa di catastrofismo il progetto del piano di adattamento ai cambiamenti climatici lanciato dalla conferenza nazionale da me voluta e organizzata nel settembre 2007 e contestata come summit troppo ecologista.
Innanzitutto non posso nascondere la sorpresa di veder dedicare, in vista del congresso dei Verdi, tanta attenzione alla mia persona, non candidato a nulla e impegnato in attività universitarie e di impegno civile invece di dare spazio alle sei persone in corsa e in particolare alle tre donne candidate a co-portavoce.
Stante quanto scritto finora sono tenuto a precisare che:
– Ho lasciato la guida dei Verdi nel 2008, dopo sette anni di risultati positivi, all’indomani dell’insuccesso della lista della Sinistra Arcobaleno che avevamo scelto all’unanimità ma di cui mi assunsi la responsabilità come è giusto che faccia il massimo responsabile di un partito e come peraltro avevano fatto anche tutti i miei predecessori all’indomani di insuccessi elettorali.
– Diversamente dai miei predecessori sono l’unico ex presidente dei Verdi che non ha mai lasciato il «Sole che ride» perché, come scrivete, sono «evergreen» e non cambio partito da circa trent’anni ovvero da quando fondammo i verdi in Italia. Non si può parlare quindi di nessun ritorno perché non ho mai abbandonato i Verdi e spero che rilancino i propri temi e promuovano una grande alleanza per il pianeta che punti a risultati a due cifre.
– Come avete scritto, ho contribuito a far eleggere Bonelli presidente dei Verdi nel 2009 perché ero e resto contrario allo scioglimento del «Sole che ride» in altri partiti o contenitori e perché c’era il suo impegno a rilanciare i Verdi ripresentando il nostro simbolo alle scadenze elettorali. Questo impegno fu mantenuto alle regionali del 2010 e io sostenni Bonelli anche nel Lazio dove fu eletto. Non ho invece condiviso la successiva scomparsa del simbolo e su questo e non su altro c’è stato un dissenso che ho espresso in modo onesto e riservato senza accuse o offese pubbliche.
– Per perseguire l’unità e la pacificazione nel partito ho esortato ad evitare l’uso strumentale delle difficoltà di Bonelli nella triste vicenda delle spese dei gruppi regionali del Lazio perché credo che saranno le autorità di controllo a fare le proprie valutazioni auspicando che il dibattito politico si svolga su altro. Anche per le inchieste che mi hanno riguardato ho sempre avuto rispetto della magistratura e, convinto delle mie ragioni, so bene che sarò del tutto scagionato da accuse assurde, di cui molte sono state già del tutto archiviate, come avete peraltro ricordato. Ad esempio, in qualità di presidente dei Verdi, fui il solo a rifiutare immediatamente perfino il finanziamento lecito al partito da parte di Società Autostrade.
– Per favore basta con la favola della mia presunta gestione personalistica. Mio fratello era già noto e popolare da anni prima come giocatore di serie A poi, per un decennio, stimato amministratore locale. Fu votato dagli iscritti sul territorio come candidato alla Camera, dove lo sbarramento era al 2%, ma, per evitare accuse di ‘familismo’, poi ugualmente e puntualmente arrivate, gli si chiese di candidarsi al Senato dove fu eletto e dove riuscimmo a superare lo sbarramento regionale anche grazie alla sua popolarità.
Sempre in risposta a chi parla di presunta gestione personalistica vorrei ricordare che sono stato l’unico presidente dei Verdi eletto sempre quasi all’unanimità da tutte le anime del partito, proprio perché ho sempre cercato di garantirne le varie sensibilità. Ovviamente sono disponibile ad ogni confronto e in ogni sede perché certo delle mie ragioni.
Mi sono ritirato da sei anni dall’impegno diretto in politica per studiare, capire gli errori commessi e avviare nuove sfide con azioni concrete. Con questo spirito proverò ad essere di aiuto, non contando su tessere o delegati, ma partecipando da semplice iscritto, con l’unica forza della mia esperienza e delle mie idee. Spero che il congresso decida di ripartire proprio dai territori e da esperienze di vero radicamento. Io, come tutti sanno, non mi candido a nulla.
Vorrei solo che si superassero rancori e diffamazioni che erano già il tarlo della storia antica dei Verdi, da sempre litigiosi e inclini a scissioni ed abbandoni.
Chiederlo in questo momento di rissa permanente in ogni forza politica potrà sembrare un paradosso ma, forse ingenuamente, ci spero.
Io ormai mi occupo di altro: università, conferenze, campagne per ambiente e diritti come peraltro, in Europa, è normale che facciano gli ex ministri.
Se faccio a tutti un appello all’unità, in primis ai miei ex collaboratori più vicini e oggi principali contendenti, Bonelli e Borrelli. A Luana Zanella, Laura Scalbi, Elisa Scarano, che vedo più attente ai contenuti e al prof. Cesaretti, stimato accademico estraneo alle diatribe interne, è solo per amore verso un simbolo ed una storia cui ho legato l’impegno di tanta parte della mia vita.
Sulle scelte operative, alleanze o altro, non mi esprimo perché sono i candidati a portavoce e non io a doversi confrontare.
Fino a gennaio il mio impegno principale sarà quello in un’azione concreta, che voi citate, per far sì che lo Stato renda l’isola di Budelli e la sua famosa spiaggia rosa un bene comune. Credo sia una cosa giusta ed anzi colgo l’occasione per chiedere ai vostri lettori di firmare la petizione sul sito www.change.org.
Su questo tema ho coinvolto la senatrice Loredana De Petris perché tra gli esponenti di quella che chiamate «diaspora verde» è una persona sempre in prima linea a proseguire le battaglie ambientali che conduciamo da anni.
Ringrazio per l’ospitalità e rinnovo la mia stima per il vostro lavoro.

Alfonso Pecoraro Scanio

–o–

Noi ecorottamatori
siamo contro il condono

In merito al vostro articolo dello scorso mercoledì 20 novembre sullo scontro al congresso dei Verdi tengo a specificare che non ho mai sostenuto, addirittura negli ultimi mesi, la proposta del Pdl di condono edilizio. A conferma di ciò vi allego una serie di articoli sul tema in cui si evince la posizione che ho sempre espresso.
Per noi ecorottamatori il «Sole che Ride» va rifondato dal basso ripartendo dai territori e rinnovando la classe dirigente che soprattutto negli ultimi anni ci ha portati ai minimi storici e trasformati in un mini comitato elettorale personale di Bonelli che si è addirittura candidato alle elezioni municipali di Ostia senza successo.
Infine vorrei specificare che da anni i Verdi campani denunciano il dramma della Terra dei fuochi e sono a fianco dei comitati. A differenza di Bonelli che si è fatto vedere solo negli ultimi tempi per fare una passerella durante un corteo.

Francesco Emilio Borrelli
candidato co-portavoce dei Verdi

 

Ringrazio i due ambientalisti per l’attenzione.
Quanto al candidato «eco-rottamatore» Francesco Emilio Borrelli, ho appreso di una sua disponibilità al condono da una sua dichiarazione di giugno: «Si può discutere e migliorare la proposta del M5S sull’abusivismo edilizio in Campania che contiene fra l’altro degli spunti e delle riflessioni interessanti (…). Quello che però non si può fare è di evitare di chiamare questa proposta con il proprio nome e cioè “condono light”». Il condono a 5 stelle assomigliava molto, ma questa è la mia opinione, a quello in precedenza proposto dal Pdl.
L’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio invece – a parte stupirsi, per eccesso di modestia, dell’attenzione che gli ho rivolto – contesta il titolo sul suo «ritorno» in politica. Ma poi nella stessa sua lettera lo conferma, sebbene senza ambire a cariche o incarichi. La notizia della sua partecipazione diretta al congresso, una novità rispetto alle volte precedenti, l’ho appresa dalle sue stesse parole rilasciate alla rivista «Adriatic Economy Observer». Né del resto avevo omesso che in questi suoi anni di studio e insegnamento universitario avesse continuato a tesserarsi.
Il resto sono legittime, rispettabili e persino auspicabili discussioni politiche fra dirigenti verdi, impegnati nel loro congresso a Chianciano. Che inizia oggi, e per il quale rivolgo a tutti i migliori auguri.

d.p.