Ha l’aspetto innocuo di un piazzale di periferia, uno dei più inquietanti invasi di rifiuti tossici e nocivi d’Italia. Nelle terre avvelenate del nord non ci sono roghi né emergenze rifiuti, le minacce sono silenziose e si confondono con l’architettura senza soluzione di continuità dei distretti industriali. È il caso dell’ex discarica della società Ecoservizi di Brescia, nella zona a sud-est della città. Lì nel 2011 l’Asl ha registrato un aumento anomalo di tumori del 30%. In quelle vasche, dal 1980 al 2000, sono finiti 130 mila metri cubi di rifiuti tossici e scorie della produzione industriale italiana. Fango galvanico e di acidi, morchie di verniciatura, polveri di abbattimento fumi, terre di bonifica. E i residui del trattamento chimico fisico dei rifiuti industriali: le scorie delle scorie.
Oggi le due vasche sono cementate e sopra ci parcheggia i suoi mezzi una cooperativa sociale che poco o niente sa di quello che si nasconde sotto il piano di calpestìo.
Ecoservizi è un colosso industriale del trattamento dei rifiuti speciali pericolosi, tra i primi in Italia a gestire un impianto e una discarica autorizzati fin dai primi anni ’80, quando ancora non esisteva il ministero dell’Ambiente. Per capire le proporzioni della struttura basta soffermarsi su un dato, contenuto in una sentenza del Tar della Lombardia: fino al 2004 la società bresciana smaltiva da sola un quarto dei rifiuti industriali d’Italia, tanto da essere riconosciuta dall’autorità giudiziaria come attività strategica «di pubblica utilità».
Ora la Ecoservizi è di proprietà della Systema Ambiente dell’avvocato romano Manlio Cerroni, che nel 2005 ha acquisito l’azienda da Andrea Calubini, dirigente della Compagnia delle opere. Ma l’avvocato Cerroni si è guardato bene dall’acquistare, insieme all’impianto di inertizzazione e trattamento, anche quella discarica esaurita. Che invece è finita in gestione a una società con sede a Roma, la Ve-part dei fratelli Colucci, il cui oggetto sociale è la post-gestione delle discariche cessate. In pratica si occupa solo della gestione della ex discarica Ecoservizi di Brescia. E con risultati inquietanti: lo stato di abbandono della discarica nel 2010 ha portato la Provincia di Brescia a diffidare più volte la Ve-part e a chiedere la riscossione della garanzia finanziaria depositata a suo tempo dalla società per provvedere al suo posto alla messa in sicurezza del sito. La discarica infatti non è più impermeabilizzata e le piogge infiltrano i rifiuti, creando volumi enormi di percolato che rischia di tracimare e invadere il piazzale inquinando i campi e la falda acquifera. Nel 2009 l’Agenzia regionale per l’ambiente ha trovato tracce di Cesio 137 nel percolato prodotto dalla discarica. Radioattività poi misteriosamente sparita nei successivi controlli, anche se l’Arpa ha specificato che l’indagine radiometrica «risente dell’incertezza, non trascurabile, dovuta alla presenza della copertura in cemento».
Una minaccia che preoccupa i comitati ambientalisti cittadini, che nel marzo del 2012 hanno interessato la Commissione parlamentare sui rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella. I lavori di messa in sicurezza sarebbero dovuti finire entro il 2012, ma sono interrotti da mesi e la situazione non sembra affatto migliorata. Proprietaria dell’area è la Intergreen Spa, società della Compagnia delle opere legata al vecchio gestore dell’Ecoservizi, Andrea Calubini. Che attribuisce ogni responsabilità alla Ve-part. Vecchi e nuovi signori dei rifiuti in Lombardia.