Le notizie sulle reali condizioni di salute di Trump, mentre scriviamo, non sono chiarissime. «Il presidente è senza febbre e di umore eccezionalmente buono», hanno detto i medici, poche ore dopo il ricovero al Walter Reed National Military Medical Center.
MA IERI MATTINA Sean Conley, il medico del tycoon, alla domanda diretta dei giornalisti ha risposto che Trump non è sotto ossigeno ma ha eluso le domande sul fatto che il presidente avrebbe ricevuto l’ossigeno alla Casa Bianca, venerdì.
[do action=”citazione”]Una fonte anonima ma vicina a Trump ha rivelato all’emittente televisiva Abc che «i valori vitali del presidente nelle ultime 24 ore sono stati molto preoccupanti e le prossime 48 ore saranno fondamentali. Non siamo ancora su un percorso chiaro per un pieno recupero».[/do]
Queste voci discordanti tra gli annunci in pompa magna super ottimistici e le rivelazioni preoccupate fatte a mezza bocca sono un grande classico americano quando si tratta della salute del presidente, e rimandano all’ultima crisi simile, quella riguardante la salute di Ronald Reagan dopo l’attentato. Anche allora il pubblico era stato tenuto all’oscuro il più possibile, e ora lo scenario è anche peggiore, con sfumature da leader nordcoreano.
SE DI TRUMP SI SA POCO si sta invece sapendo sempre più dell’evento che pare essere all’origine di tutto e delle reali misure cautelative della Casa Bianca in termini di covid, pressoché inesistenti. Al contrario di quanto ipotizzato inizialmente, non sarebbe stata la consigliera di Trump. Hope Hicks, l’untrice inconsapevole; l’origine dei contagi sarebbe l’evento di sabato scorso al giardino delle rose per la nomina della giudice Amy Coney Barrett.
All’evento le mascherine e l’allontanamento sociale non erano presenti, ci sono filmati che mostrano scambi di baci e abbracci come nel 2019, e tra i partecipanti ormai si contano sempre più positivi al test; fra questi i senatori del Gop Mike Lee, Thom Tillis e Ron Johnson, almeno tre giornalisti, l’ex consigliera senior Kellyanne Conway, Bill Stepien, responsabile della campagna del presidente, e la lista continua ad allungarsi tanto che si parla dell’evento come di un “super spreader“, un’occasione in cui molti soggetti si ammalano contemporaneamente, e della Casa bianca come di un focolaio. Anche l’ex governatore del New Jersey, Chris Christie, è risultato positivo, per lui il momento del contagio sarebbe stato la preparazione al dibattito del 29 settembre.
IL QUADRO CHE SI VA FORMANDO è quello di una Casa bianca senza un protocollo chiaro di sicurezza covid, senza test fatti regolarmente. Chi pensava che questa fosse un’amministrazione che per ragioni di conservatorismo economico spingeva per archiviare il capitolo pandemia vivendo in pubblico come se niente fosse, ma tutelandosi al massimo in privato, deve ricredersi. In realtà non venivano quasi prese tutele, il negazionismo era sincero e continua ad esserlo come mostrano dei video della Reuters in cui i funzionari della Casa bianca continuano ad apparire senza mascherine, ore dopo che il presidente e la first lady erano risultati positivi.
Il risultato è che quelli che dovrebbero essere i luoghi più sicuri al mondo vengono ora visti come ideali zone rosse da circoscrivere ed evitare. L’ex vicedirettore dell’Fbi, Andrew McCabe, la prossima settimana non testimonierà come previsto davanti alla commissione giustizia del Senato. Nella lettera inviata dal suo avvocato alla commissione, si legge: «Il signor McCabe è desideroso di testimoniare di persona, ma solo quando sarà sicuro farlo. Ora non è disposto a mettere a rischio la salute della sua famiglia».