Comincia oggi a Torre Pellice (To) il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, minoranza cristiana che in Italia conta quasi 30mila fedeli. Nella «capitale» delle valli valdesi del Piemonte, 180 deputati eletti democraticamente dalle Chiese locali – 90 pastori e 90 laici, molte donne – si ritroveranno fino a venerdì per discutere su temi ecclesiali e sociali: migrazioni, libertà religiosa, ecumenismo. Il Sinodo eleggerà anche il nuovo moderatore della Tavola valdese: alla guida dell’organo esecutivo delle Chiese, potrebbe essere scelta una donna. Sarebbe la seconda volta (Maria Bonafede, dal 2005 al 2012) nella cinquantennale storia della Tavola. Eugenio Bernardini è il moderatore uscente.

Pastore Bernardini cosa ricorda di questi sette anni alla guida della Tavola valdese?
Due eventi, uno più interno alla nostra Chiesa e uno invece esterno. Cominciamo da quello interno. Nel giugno 2015 papa Francesco è stato ospite della nostra chiesa a Torino. Un segno ecumenico importante e un evento storico: la prima volta di un pontefice cattolico in una chiesa valdese. È stato un gesto di grande fraternità, anche perché Francesco ha avuto la franchezza e il coraggio di chiedere perdono ai valdesi per le sofferenze inflitte nel passato dalla stessa Chiesa cattolica romana. Dopo questo evento la fiducia e la collaborazione con i cattolici sono cresciute, anche se restano differenze su alcuni punti della dottrina e della pratica religiosa.

E quello esterno?
Un tema che ci è stato imposto dagli eventi: la questione delle migrazioni. Ce ne occupiamo da sempre, ma l’aumento degli arrivi, causato dal conflitto in Siria, ci ha portato ad avviare interventi più incisivi, come i corridoi umanitari, insieme peraltro, a proposito di collaborazioni ecumeniche, alla Comunità di Sant’Egidio. Il progetto è cominciato nel 2015, a oggi ha fatto sì che circa 2mila profughi siriani siano arrivati in sicurezza in Italia.

Un programma che vi ha catapultato sulla scena politica: avete preso delle posizioni molto critiche nei confronti delle politiche contro i migranti del governo Lega-5stelle, e in particolare del ministro Salvini.
L’imbarbarimento del clima nel paese è una delle nostre grandi preoccupazioni. Con la polemica, con l’irrisione, con il mancato riconoscimento della diversità di vedute da parte degli altri, non solo non si risolvono i problemi, ma la situazione degenera, a vantaggio di chi è interessato non al bene comune ma al successo personale.

Il Sinodo, dopo un confronto non sempre semplice, ha approvato due documenti: uno sulle «famiglie plurali», che prevede, fra l’altro, la benedizione liturgica delle coppie omosessuali; uno sul fine vita, che ammette la possibilità dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Ci disturbano i confini e i muri sia interni che esterni, abbiamo una cultura che valorizza lo spirito critico e l’ascolto, che cerca di mantenere saldi i principi ma incarnandoli nel cambiamento sociale, culturale e antropologico. Sono temi che interrogano direttamente la comunità dei credenti e che vanno maneggiati con cura, senza arroganza, perché ci sono sensibilità diverse e sofferenze profonde.

Parliamo delle famiglie plurali.
Potranno non piacere a qualche parte politica, ma è evidente che i modelli di famiglia vissuti in Italia sono diversi. Le famiglie plurali sono un dato di fatto, abbiamo riconosciuto una realtà che esiste, purché all’interno ci siano i principi di amore, reciprocità e responsabilità.

E sul fine vita?
Un altro tema delicato, che non può essere usato per fare propaganda. Abbiamo sostenuto che, fatti salvi alcuni elementi come la capacità di autodeterminarsi e la piena consapevolezza della decisione, la responsabilità personale non può essere soffocata. Una comunità religiosa deve accompagnare la persona che compie una scelta simile, nessuno può essere sequestrato da un corpo politico o sociale.

Qual è il ruolo di metodisti e valdesi nella società italiana di questo tempo?
Siamo una piccola comunità religiosa che si pensa al servizio del paese, sia con la testimonianza del Vangelo come messaggio liberante, sia nella solidarietà con i più deboli. Vorremmo essere così, restando sulla frontiera, con le porte aperte al dialogo.