La consapevolezza che molti degli autori dei tre attacchi in tre mesi a Londra e Manchester fossero già noti alla polizia ha finito per monopolizzare inesorabilmente gli ultimi scampoli di campagna elettorale.

Questo nonostante gli sforzi di Theresa May di riportarla nel già sicuro alveo della Brexit, da dove aveva inteso farla partire. Ma Londra non è più la città di prima che Butt, Redouane e Zaghba spargessero sul ponte e nel mercato il sangue di decine di vittime. Né lo è l’elettorato del paese.

UN MESE FA il divorzio da Bruxelles pareva la leva su cui stravincere, al punto da dettare a May l’opportunistico voltafaccia sulle elezioni. Ma oltre a mettere traumaticamente in prospettiva la pur cruciale trattativa fra paesi ricchi, la triplice macelleria di Westminster, Manchester e London Bridge ha vandalizzato gravemente l’autoritratto di capace e responsabile leadership dipinto da May. Che subisce la nemesi storica della propria ideologia di smantellamento dello stato se la polizia, pur conoscendo fin troppo bene Butt – era stato persino oggetto di un documentario di Channel 4 sul jihadismo metropolitano – non ha evidentemente avuto i mezzi, le unità, i soldi necessari per occuparsene a dovere.

DI FRONTE ALLE CONNESSIONI di due attentatori di sabato con l’Irlanda e l’Italia poi, è chiaro che la condivisione di intelligence non potrebbe che patire un fallimento del negoziati così come sembra volerli impostare la premier. Il continuo rimbalzare della (mancanza di) sicurezza nei media è una dannazione per l’epilogo della campagna di May, che nella sua precedente funzione di ministro degli interni tra i più longevi di sempre (sei anni) ha imposto alla polizia l’austerity dei 20000 tagli di Cameron & Osborne in modo da guadagnarsi sul campo la casacca di leader inflessibile che sta rivendendo oggi al Paese. Ma di forte e stabile nelle sue ultime uscite c’è davvero poco.

LA RAFFICA DI ATTACCHI personali rivolti a Corbyn, ai quali si è unito ieri anche Boris Johnson – inizialmente accantonato perché temuto gaffeur ma ora sguinzagliato come ultima risorsa – tradiscono nervi. Corbyn ha usato le colonne del Guardian – che lo appoggia ufficialmente alle elezioni di giovedì dopo averlo lapidato per due anni, per rispondere alle accuse di mollezza e scarso patriottismo rivoltegli instancabilmente dai Tories. Mentre la mancata replica alle ingerenze via Twitter sghembe e islamofobiche di Trump sull’operato del sindaco di Londra Sadiq Khan sono un altro segnale di una special relationship imbarazzante e a senso unico subita per un acuto timore dell’isolamento.

Ed è stata la singolare triangolazione May-Johnson-Khan a occupare la scena ieri: dopo i tweet calunniosi scoccati da Trump contro il sindaco che – urtato dalla stolida arroganza degli attacchi ricevuti in un momento tanto delicato per la città – si era detto contrario alla programmata visita di stato del presidente americano, l’ex sindaco e ora ministro degli esteri Johnson ha insistito che la visita dovrebbe andare avanti.

KHAN, che grazie alla carica di sindaco ha tenuto un profilo bassissimo in tutta la campagna (in quanto l’ultimo potente politico labour centrista da usare in chiave anti-Corbyn quando ancora Corbyn sembrava condannato all’obliterazione), ieri ha espresso in termini solenni la sua condanna di musulmano delle stragi durante un minuto di raccoglimento per le vittime. Ma ha dato il suo contributo alla campagna condannando i tagli alla polizia e auspicando un cambio di passo nella risposta a una minaccia che a sua volta è in continuo mutamento.

Intanto dalle cronache del terrore di sabato sono emerse storie utilissime per illuminare la confusione indotta fra islamico (radicale) e musulmano (moderato) e su cui martella la propaganda nativista e xenofoba: il panettiere romeno che ha cercato di fermare uno degli assassini, il medico musulmano del pronto soccorso che alla fine del turno è tornato spontaneamente al lavoro fino allo sfinimento per salvare più vite possibili, e l’infermiera con l’hijab che lo ha aiutato in quelle terribili ore per poi sentirsi lanciare insulti razzisti sulla via di casa.

IL MUSLIM COUNCIL OF BRITAIN ha condannato senza mezzi termini le barbarie compiute nel nome della religione; Butt era stato segnalato da altri musulmani e allontanato dalla East London Mosque, una delle massime d’Europa: gli Imam del Paese si sono rifiutati di celebrare le esequie degli attentatori.