Volevo scrivere sull’immigrazione. Non mi piaceva quel che vedevo, le persone che respingevano gli immigrati. Oltretutto, in Gran Bretagna e in Francia si continua a dire che non c’è abbastanza spazio per tutti, eppure invece di rimandare indietro altri esseri umani, bisognerebbe chiedersi ’perché sono qui’».

LO SCRITTORE David McKee (Devon, 1935; vive per lunghi periodi a Nizza pur mantenendo la residenza in Inghilterra) ha spiegato così nelle sue interviste la nascita dell’elefantino Elmer (era venuto al mondo nel 1968, ma scomparve alla chiusura dei battenti della casa editrice che per prima lo aveva pubblicato e fu riconsegnato alle bambine/i, con successo planetario, nel 1989 da Andersen Press). È la storia di un pachiderma arlecchino che, pur di non sentirsi diverso, cerca di uniformarsi al «grigiore» della pelle degli altri. Lo fa attraverso il succo di alcune bacche, ma il mondo senza il suo portamento variopinto finirà per intristirsi e lui dovrà capitolare, accettando se stesso e il suo valore aggiunto, lo scarto dalla norma. Una pioggia salvifica lo riporterà alla sua vera natura, lavando via la «copertura». D’altronde, gli altri elefanti lo adorano proprio per la sua capacità di scherzare e allontanare la noia dalle loro monotone esistenze sonnacchiose.

ELMER OGGI è diventato grande e compie trent’anni. È un adulto e invece di mascherare i suoi colori alieni con una tinta dal tono anonimo, oggi preferisce rovesciare la prospettiva e rendere simile a una scacchiera sgargiante tutto il branco dei suoi simili trasformando la foresta in una allegra distesa patchwork (come succede ne Il ritorno di Elmer). Mondadori, che da sempre traduce e porta in Italia le avventure dell’elefantino multicromatico (anche multietnico?), festeggia l’importante traguardo con un elegante albo cartonato dal titolo Buon compleanno, Elmer! (pp. 32, euro 14, traduzione di Augusto Macchetto).

C’È ANCHE UN ALTRO Elmer per l’estate, quello che regala i suoi colori all’arcobaleno in difficoltà, per aiutarlo a uscire fuori dalla sua ombra evanescente (traduttrice Alessandra Orcese, pp. 32, euro 6,90). Proprio come il suo beniamino, lo scrittore David McKee è un solitario – «sono cresciuto passeggiando nella brughiera, ero come un dinosauro», dice. L’ironia poi è un altro tratto che lo accomuna al suo personaggio, e c’è pure qualche vicenda biografica: ha scontato anche lui i pregiudizi razziali, avendo una figlia con la pelle più bruna degli altri, di origine angloindiana, come la sua prima moglie