Si racconta che un giorno Napoleone a Sant’Elena, nel corso di una passeggiata nella Geranium Valley, abbia fatto sosta nei pressi di una sorgente, all’ombra di tre salici piangenti.

«Se alla mia morte il mio corpo resterà nelle mani del nemico, dovrete seppellirmi qui», disse allora al generale Bertrand, che lo accompagnava. E dispose che i camerieri si recassero a quella fonte ad attingere l’acqua da bere per l’Imperatore.

Alla sua morte, il 5 maggio del 1821, il suo desiderio fu rispettato. Tra la fitta vegetazione, fu aperta una pista nell’impervio terreno per trasportare il feretro fino alla radura. Chi fu presente alla cerimonia conservò memoria del tono militaresco delle esequie.

Un ordine secco, urlato nel silenzio al momento di calare la bara nella fossa, comandò la prima salva di fucileria. Dalle navi alla fonda nella baia, moltiplicati dall’eco nei crinali, detonarono i colpi di cannone. Un’aria di battaglia avvolse l’estremo ufficio che si stava svolgendo.

Non vi furono discorsi commemorativi. Sulla terra smossa si adagiarono assi avvolte in pesanti drappi neri. Al suono delle cornamuse, il contingente inglese rientrò a passo di marcia negli alloggiamenti. Lentamente sciamarono via le autorità e gli isolani e quanti francesi erano stati accanto a Napoleone.

Dai rami dei tre salici furono recise le fronde, ciascuno ne voleva un tralcio, una frasca. Nei giorni successivi, la spogliazione degli alberelli si fece completa.

Il 13 maggio una sentinella di guardia alla tomba scrive alla madre. Le riferisce di due francesi che il giorno prima chiesero un rametto dei salici. Una richiesta contro le disposizioni date dal governatore Sir Hudson Lowe alle quali, tuttavia, il soldato contravviene sì che i francesi possano adornare i loro cappelli con le corte fruste. E permise loro di accostarsi alla sorgente e berne un sorso.

Presto la tomba fu recintata, protetta da una cancellata, e una garitta fu costruita per riparare la guardia. Non diminuì l’attrattiva esercitata dai cimeli e dalle reliquie provenienti dalla Geranium Valley.

Nel catalogo della Sainsbury Collection, stilato nel 1840, si trova registrata «una minuscola Tomba, meravigliosamente foggiata in oro puro, lunga circa quattro centimetri e larga un centimetro. Contiene una figuretta di Napoleone in oro, lunga circa due centimetri e mezzo, e sotto il coperchio, protetti da un vetro, vi sono alcuni capelli dell’Imperatore. È posta su un piccolo basamento ricavato da un pezzo della roccia appartenente al sepolcro di Napoleone. Vi è anche, a lato, un rametto del medesimo salice che si trova accanto alla Tomba».

Nel giugno del 1840 la Belle Poule e la Favorite salpano dalla Francia alla volta di Sant’Elena. Sulla Belle Poule una camera ardente era stata allestita per accogliere la salma dell’Imperatore. Velluti neri, nappe d’oro e stelline d’argento. Un cenotafio con la corona imperiale su un drappo funebre di color viola, guarnito di ermellino e decorato con sciami di api e aquile d’oro coronate. Oscilla un lampadario nel beccheggio.

Il viaggio durò tre mesi. Si giunse a Sant’Elena il 7 ottobre. Esumate le spoglie il 15, le due navi fanno vela per il ritorno la mattina del 17.

Nelle perfette pagine de I funerali di Napoleone, Victor Hugo ci descrive la giornata del 15 dicembre, quando «tutta quanta Parigi s’è riversata in una sola parte della città, come un liquido in un vaso che s’inclina». «Fa molto freddo; un bel sole; delle brume lievi in cielo».

Hugo constata la «mediocre scenografia» il «vero guazzabuglio monumentale», le false dorature già consunte, i finti marmi, le effigi di gesso camuffate in statue di bronzo. «Bisognava trattare Napoleone con franchezza, essere alla sua altezza», scrive.

Osservo una incisione di Larbalestrier, S.te Hélène, «Publié par Pourrat F. à Paris». Si vede la Geranium Valley battuta da un vento australe poderoso. Sospinge cumuli di nubi nere cariche di tempesta e piega i salici sotto la sua raffica. Il luogo è deserto. La garitta è abbandonata. La furia degli elementi sembra travolgere la fragile inferriata posta a protezione della tomba.

Il riverbero di luce che illumina d’un lampo il sepolcro par destinato a spegnersi per sempre.