Forse non esiste un metodo esatto per ascoltare le nove miniature cantate da Chico Buarque nel nuovo lavoro arrivato a sette anni da Chico?

Una via però forse c’è: meno intimista e malinconico del proclamato maestro João Gilberto, più riflessivo di Caetano Veloso e Gilberto Gil, Buarque rappresenta per la «musica popolare brasiliana» un vero e proprio unicum che a settanta anni e più si lascia ancora sorprendere dai molteplici travestimenti di una canzone.

Tale stupefazione lo porta a far a slittare progressivamente e con piacere l’amata Bossa Nova in complesse strutture armoniche vicine al blues e al jazz.

Peraltro non rinunciando a mescolare raffinate strofe (qui a far didattica è Vinicius De Moraes) con storie che solo la contemporaneità ha sdoganato nei suoi comportamenti sociali e di costume. Ecco due esempi, apparentemente scorretti ma di grande coscienza libertaria: il marito e padre che in Tua Cantigua (da una melodia di Bach) decide di abbandonare figlia e moglie per l’amante o la sottile sfumatura LGTB di Blues Pra Bia in cui un ragazzo decide di diventare donna per amare la giovane lesbica di cui è innamorato.