A un certo punto della sera Nicola Morra ci prova anche a tirare le fila della riunione riportandola a un più tradizionale confronto. «Francamentre sono dell’avviso che se tutti siamo d’accordo possiamo avviare la discussione adesso. Penso che quelli che ci seguono in streaming abbiano il desiderio di capire, di aver il polso della situazione», prova a dire il capogruppo dei senatori grillini dopo più di un’ora di lavoro di gruppo. Anche perché, e Morra lo sa bene, parecchi in parlamento aspettano di sapere cosa il M5S vuole fare su almeno due argomenti cruciali come la riforma della legge elettorale e il sostegno a un eventuale Letta-bis. E invece niente. La speranza del capogruppo (per altro in scadenza e probabilmente prorogato) cade nel vuoto. L’assemblea dei senatori a 5 stelle torna infatti a dividersi in gruppi di lavoro per sviscerare fino in fondo i problemi del Movimento. Insomma: quella di ieri pomeriggio al Senato doveva essere la riunione cruciale, una specie di resa di conti tra fedeli al verbo del leader e dissidenti che per tutta l’estate hanno litigato sui giornali e Facebook su tutto ciò su cui era possibile litigare, dall’oppurtunità di andare subito al voto con il Porcellum – come vuole Grillo – a possibili alleanze con il Pd per finire con la sempre annunciata (da qualcun altro) e finora mai realizzata fuga dei dissidenti da un gruppo all’altro. Invece è stata una specie di seduta di autocoscienza, in cui i senatori, armati di cartoncini e pennarelli colorati e divisi in sei gruppi di lavoro, si sono confrontati sui problemi del Movimento. E che pure ha dato modo a molti motivi di malessere di venire fuori. «E’ il grillismo uno dei problemi del M5S, una rigidità paragonabile al bigottismo che impedisce di capirsi», spiega ad esempio la senatrice Enza Blundo. Critica esplicita non solo ai parlamentari puri e duri, ma direttamente al leader del gruppo e al suo atteggiamento poco disponibile verso chi dissente. «Si è creata una distanza tra Beppe e noi» per quanto riguarda la diffusione dei post, il portale, il rapporto con gli attivisti, accusa invece il senatore Stefano Lucidi, che denuncia anche la difficoltà nel capire chi determina la linea politica del movimento. «Dobbiamo chiarire il nostro ruolo che forse è cambiato rispetto alla partenza», dice. A sera, quando tutto finisce, sui cartelloni sono riassunti i problemi individuati. E visti gli argomenti, non è difficle immaginare chi li ha segnalati. Colpiscono le accuse a Grillo, ma i senatori sottolineano anche «l’incomprensione e mancanza di fiducia nel gruppo». Problemi che comprendono anche la comunicazione, interna ed esterna al gruppo. E tra i problemi di comunicazione c’è anche il fatto che la tanto promessa piattaforma online ancora non si vede. C’è pure chi, come la senatrice Elena Taverna, autrice di un sonetto in cui mandava a quel paese gli «aperturisti», chiede «maggiore ponderatezza nelle reazioni. Io me ne assumo al resposabilità», dice. Per poi chiedere subito anche lei maggiore chiarezza su quali siano le posizioni del movimento sulle questioni più politiche. «Servono charimenti seri su possibili scenari futuri e su eventuali accordi con partiti, sulla legge elettorale e sulla nostra posizione all’interno dello stesso Movimento», spiega. Alla fine nessuna spaccatura. «Chi si aspettava di poter contare i voti da poter raccatatre per sostenere un governo è rimasto male», su Facebook Vito Crimi. Mentre Morra avverte: «In assolua buona fede sono stati commessi degli errori, ripetuti purtropo da parte di alcuni di noi, ma non possono più essere tollerati». Su un punto l’assemblea si ricompatta: il solito attacco verso i «giornalisti-giornalai», considrati il vero nemico del Movimento.