La decisione della Corte tedesca nasce dalla facoltà di rivolgersi ai supremi giudici che la Costituzione concede ai cittadini nel caso in cui ritengano violati i propri diritti fondamentali da parte del potere politico. A differenza dell’Italia, dove non è possibile adire la Consulta direttamente, in Germania i magistrati di Karlsruhe esaminano i ricorsi di costituzionalità degli individui senza che vi sia bisogno di un processo davanti a un tribunale ordinario.

Aumenta, quindi, la «giustiziabilità» di questioni prettamente politiche, come, nel caso di ieri, il programma di Quantitative easing (Qe).

La Corte è tenuta in altissima considerazione da tutti, nella Repubblica federale, proprio per questo ruolo di «difensore civico» di fronte al potere, di garante supremo della democrazia. Ed è sul tasto della democrazia che batte la sentenza di ieri, che punta il dito contro il parlamento e il governo per non avere impedito atti della Bce ritenuti non coperti dai trattati dell’Ue, quindi, in ultima istanza, carenti di quella legittimità democratica richiesta a ogni atto di ogni potere pubblico dalla Costituzione.

Le azioni delle istituzioni comunitarie sono ammesse solo se rispettose del principio di attribuzione, cioè se assunte in base a una delega da parte degli stati, stabilita nelle norme fondamentali della stessa Ue. Per i giudici di Karlsruhe questo non è il caso del Qe, che violerebbe l’obbligo della Bce di dedicarsi solo alla politica monetaria e di astenersi dalla politica economica, che invece è appannaggio delle istituzioni rappresentative.

Non solo: il Qe non rispetterebbe il principio di proporzionalità, che prevede che le azioni degli organi Ue si limitino al «necessario per il conseguimento degli obiettivi dei trattati», mentre le scelte di Draghi sarebbero andate oltre l’obbiettivo di tenere l’inflazione intorno al 2%.

Karlsruhe rivendica quindi il controllo sugli atti dell’Ue ammettendo per la prima volta esplicitamente di non sentirsi vincolata al giudizio della Corte europea di Lussemburgo, che aveva invece riconosciuto la conformità degli atti della Bce ai trattati. Qui sta il pericolo maggiore della sentenza di ieri secondo l’autorevole voce liberal della Sueddeutsche Zeitung. Dai Verdi e dalla Linke nessuna polemica con i giudici, ma la richiesta al governo Merkel di promuovere finalmente una politica economica solidale nell’interesse di tutti i Paesi Ue, senza più nascondersi dietro la Bce che, da ieri, avrà le mani legate.