l terrificante cadenzare del passo dell’oca delle truppe naziste che entrano, trionfanti e tronfie, a Parigi nel giugno del 1940 si è appena sopito quando il comunista italiano Celeste Negarville decide di iniziare la stesura di un diario (Celeste Negarville, Clandestino a Parigi. Diario di un comunista italiano nella Francia in guerra (1940-1943), a cura e con un’introduzione di A. Agosti, Roma, Donzelli, 2020, pp. XXV-159).

È il 24 giugno. Negarville, inviato in Francia dal Comintern, è uno dei comunisti intorno a cui si costituirà il nucleo della Resistenza che condurrà, in Italia, alla Liberazione il 25 aprile del 1945. È colto nella capitale francese dallo scoppio della guerra. È sposato con Nora, Norucka (Eleonora Rosenberg), e dal 2 agosto del 1938 è padre di Lucika (Lucetta Negarville Minucci dal cui archivio privato provengono quasi tutti i materiali del libro).

Operando nella clandestinità più assoluta, Negarville si occupa delle «Lettere di Spartaco», «il bollettino del partito che si cerca di introdurre e far circolare in Italia» (dall’Introduzione di Agosti, intitolata La solitudine del rivoluzionario di professione, che si segnala per la puntualità con cui ricostruisce il percorso politico di Negarville e contestualizza la sua vicenda nell’ampio e complesso, soprattutto per il comunismo internazionale dopo il patto Molotov-Ribbentropp, quadro storico di riferimento).

Celeste è solo. Come fare per non «castellare», cioè costruire castelli in aria? Deve trovare un modo per comunicare con le uniche due persone che possono comprenderlo: la moglie e la figlia. Ma poiché scrivere lettere gli appare impossibile, in quanto non potrebbe inviarle, e fuori luogo, per convinzione personale, si dedica ad un diario («Nelle lettere bisogna rispettare certe convenzioni, come le ricorrenze, gli anniversari, o che so io. Qui no. Qui posso essere più spontaneo e quindi più sincero con me stesso e verso Nora»), che sarà, viste le destinatarie, intimo.

Un diario nel quale registra i suoi sogni sempre abitati da Norucka; sogni che forse non si concretizzeranno in quanto, scrive Celeste, io «sogno le nostre anime». Un diario in cui alla ossimorica lontana vicinanza della moglie e della figlia si uniscono i dubbi su quanto la distanza reale da Norucka potrà pesare sul loro rapporto. Norucka, però, resta lei, l’amore unico ed irripetibile, la certezza oltre ogni umana, seppur comprensibile, vista la situazione, debolezza.

Un sentimento profondo li lega, quello stesso sentimento che consente che «la nostra lotta acquisti una luce ancor più pura, un valore ancora più grande se si è capaci di sentire di quanti sacrifizi, di quanti dolori, di quante esistenze spezzate essa si nutre». Celeste si reca ai concerti e ai cinematografi (per il cinema doveva trattarsi di passione vera visto che sarà uno degli sceneggiatori di Roma città aperta di Rossellini), ma, soprattutto, legge. Una delle sue passioni, almeno limitatamente al primo dei dieci volumi, è il Jean Christophe di Romain Rolland; ma anche Le confessioni di un italiano di Nievo, di cui scriverà anche in una delle lettere al fratello Osvaldo (in Appendice al volume) che gli è sembrato troppo lungo.

La Divina Commedia è l’altro grande libro che accompagna la stesura del diario. Si dirà come mai fin qui non si sia scritto di politica trattandosi di un comunista in clandestinità; semplicemente perché, in specie nel primo quaderno, Negarville scrive pochissimo di politica e si comprende il suo ruolo politico più dai riferimenti agli incontri avuti a Parigi (Novella, Di Vittorio, Togliatti, Sereni, Grieco, Berti) che da altro.

Nel secondo quaderno, redatto a Marsiglia dove Negarville si era trasferito, la politica occupa una posizione di importanza notevole anche se le preoccupazioni intime continuano ad essere centrali. Si nota, però, come la situazione familiare, con la moglie e la figlia in URSS nel momento dell’invasione tedesca, si colleghi con le vicende della politica e della storia.

La resistenza di Stalingrado appare quasi lo specchio della resistenza di Norucka e di Lucika, è la speranza per un uomo che le rivedrà soltanto dopo molti anni ancora e che si appresta a varcare le Alpi per rientrare in Italia ed entrare nella Direzione del Pci.