Tra i manifestanti che vivono negli edifici occupati di Donetsk, che mangiano, dormono e a turno montano la guardia sulle barricate, ci sono molti giovani, ragazzi che di propria iniziativa hanno intrapreso la strada dall’incerto futuro della protesta armata.

Adesso, con una situazione in perenne cambiamento tra escalation e tentativi diplomatici, attendono impotenti lo sviluppo degli eventi, ben sapendo che la scelta degli uomini che li guidano, da settimane, dipenderà non solo la sopravvivenza della Repubblica popolare di Donetsk, ma soprattutto il loro futuro.

Tre di questi ragazzi col tempo sono diventati famosi tra giornalisti, curiosi e occidentali venuti qui da ogni parte del mondo per seguire l’evolversi degli eventi.

Naruto, Vladimir e Tatiana sono spesso insieme e hanno la caratteristica di parlare un inglese abbastanza scorrevole; hanno anche la voglia, il desiderio di spiegarsi, di raccontare la rivolta di cui sono ormai la voce.

Testimonianza reale, spesa tra barricate e speranze. Le voci in grado di spiegare quali ideali animano il movimento indipendentista.

Naruto ha 27 anni, esperienze lavorative sia in Ucraina sia all’estero, è anche quello che in questa situazione ha più da perdere: da qualche anno è sposato con una ragazza che ora è incinta e aspetta il loro primo figlio; il pensiero di trascorrere i prossimi anni in una prigione di Stato lontano dalla famiglia che si è appena costruito, comincia davvero a spaventarlo.

Vladimir e Tatiana invece sono più giovani di qualche anno. Meno esperienza e un’aria più scanzonata, di chi vive tutto quanto sta accadendo in modo meno determinato. Tirano avanti con lavoretti saltuari e per ora vivono ancora a casa dei genitori, non sanno cosa accadrà in futuro e non vogliono fare programmi. L’unica cosa di cui sono certi è che la loro vita non sarai mai più la stessa.

Sono ragazzi tra loro molto diversi, ma il motivo per cui combattono è lo stesso. «Da vent’anni a questa parte i governi che si sono succeduti uno dopo l’altro non hanno fatto altro che perseguire la creazione di uno spirito nazionale che tenesse unita l’Ucraina e allontanasse il ricordo del comunismo, uno spirito nazionale che in realtà non può esistere perché il nostro paese, nessuno può negarlo, è formato da tante piccole comunità indipendenti ognuna con una propria diversa cultura. Ma la cosa peggiore è che lo hanno fatto a danno della nostra libertà individuale, delle nostre tradizioni, della nostra lingua. Prima ci hanno imposto le loro scelte economiche che hanno portato il dissesto finanziario e la dissoccupazione nella regione e poi ci hanno imposto pure l’uso della lingua ucraina. La mia famiglia ha sempre parlato russo, io ho sempre parlato russo, perché mai dovrei accettare senza nemmeno protestare che a mio figlio venga insegnata la lingua che parla la gente nell’ovest?», dice Naruto, mentre osserva Tatiana completare un grande graffito in nero e arancione che raffigura le barricate ed un gruppo di patrioti sollevare in alto la bandiera.

Poi conclude: «Noi in principio non eravamo contro Euromajdan, all’inizio l’abbiamo perfino appoggiata, poi però quelli di Settore Destro ne hanno preso il controllo e a quel punto tutto è cambiato… Il paese è corrotto, questo è vero, e bisogna fare assolutamente qualcosa per cambiarlo, ma non siamo disposti ad accettare la dittatura di un governo fascista che difende gli interessi di Kiev e non riconosce il diritto delle regioni ad avere una propria autonomia».

E Vladimir che un poco in disparte lo ascolta con attenzione aggiunge: «Ci sarebbe poi da parlare anche di Yanukovich. L’ex presidente era sicuramente corrotto, ma prima di lui lo erano anche Tymoshenko e Yushenko, eppure loro oggi vengono considerati degli eroi, mentre lui che era il nostro uomo, che veniva dalla nostra terra, è dovuto scappare altrimenti l’avrebbero ammazzato come un cane»

Per questi ragazzi il futuro è qualcosa d’incerto e lontano: ora è il momento di pensare al presente e non a quanto potrebbe accadere: ora è il momento di combattere per la Repubblica popolare di Donetsk. «Non so come finirà questa storia. Forse entreremo a far parte della Federazione russa o forse diventeremo un piccolo Stato indipendente che nessuno vuole riconoscere. In ogni caso, non tratteremo col governo di Kiev, non dopo i morti di Odessa, non dopo i morti di Mariupol. Il tempo delle parole è passato, ora è il tempo di agire», dice Naruto prima di calcarsi sulla testa il cappuccio e tornare tra le barricate.