Ci hanno provato, ma non ci sono riusciti. Il rinvio del voto e della discussione sulla Relazione Lange sul TTIP del 10 giugno scorso al Parlamento europeo di Strasburgo è stato l’’ultimo tentativo per un gruppo Socialdemocratico (S&D) alla deriva di cancellare buona parte dei 116 emendamenti presentati, salvaguardando un testo debole e poco incisivo e quindi non problematico per i sostenitori del Trattato.

Sono bastati due minuti alla Commissione Commercio Internazionale del 29 giugno per chiudere la pantomima confermando 113 emendamenti e rimandando il tutto alla plenaria che oggi esprimerà il voto finale. Con, in aggiunta, un emendamento di compromesso che, a detta del Pd Pittella, affosserebbe definitivamente l’Isds, l’arbitrato privato che permetterebbe alle imprese straniere di portare alla sbarra i governi.

Parole subito smentite, come evidenziato dall’appello lanciato dagli europarlamentari italiani Eleonora Forenza, per il Gue, Tiziana Beghin, per il M5S e Sergio Cofferati, a nome di un gruppo sempre più ampio di parlamentari S&D, che rimanda al mittente la proposta di compromesso sull’Isds in quanto: «Non risolve il problema perché nel voler superare il meccanismo Isds attuale legittima la presenza di tribunali arbitrali e la presenza di un interesse degli investitori da difendere contro le decisioni prese dagli stati nell’interesse pubblico». Una posizione condivisa anche dalla Confederazione Europea dei Sindacati (Etuc-Ces) che chiede esplicitamente di votare no.

«La proposta di compromesso sull’Isds – dichiara Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – è un ulteriore tentativo di mescolare le carte. Il testo non risolve il tentativo surrettizio di imporre la priorità del mercato rispetto ai diritti. Del resto, la retorica sui limiti che l’europarlamento imporrà al negoziato si scontra con i dati di realtà: quale tutela verrà assicurata sugli standard agroalimentari europei, se sui testi di posizionamento l’Ue fa riferimento al Codex Alimentarius come standard unificante che, come tutti sanno, ha riferimenti molto meno stringenti dell’Efsa, per esempio sui residui di pesticidi nei nostri piatti?».

«Diversi studi autorevoli – aggiunge Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia – smentiscono la vulgata secondo la quale, nelle cause Isds, la maggioranza dei contenziosi veda gli stati vincitori; basterebbe semplicemente scorporare i dati per capire che è l’esatto contrario: sono proprio gli investitori a uscire vincitori da un meccanismo costruito ad uso e consumo degli interessi economici che contano».

La mobilitazione di Stop TTIP Italia è passata per l’invio di email e di tweet agli europarlamentari, dove si ribadiscono le linee rosse insuperabili per la società civile. L’opposizione al TTIP rimane tutta, sottolinea la Campagna italiana, che con questa mobilitazione vuole contribuire a mettere paletti chiari per dimostrare l’assoluta insostenibilità del trattato e, d’altra parte, per evitare scenari peggiori nella malaugurata ipotesi che venisse davvero concluso.

* Fairwatch/Stop TTIP Italia