Anno nuovo e sindacati che vogliono passare – in fretta – all’incasso delle promesse del governo su tutti i temi: cuneo fiscale, pensioni, riforma fiscale. Ieri mattina Cgil, Cisl e Uil hanno tenuto le segreterie unitarie per mettere a punto la strategia da tenere sui vari tavoli governativi.
Il pressing sul governo è perché il confronto sia «vero» e porti risposte concrete alle richieste che da oltre un anno e mezzo sono nero su bianco nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil e che nei mesi scorsi sono state al centro delle diverse mobilitazioni, dal lavoro al Sud.
La nuova stagione di concertazione del Conte due partirà venerdì con il primo confronto su come elargire il taglio del cuneo fiscale da 3 miliardi nelle buste paga dei lavoratori dipendenti con redditi lordi fino a 35mila euro lordi annui a partire da luglio fino a fine anno. Il grande dilemma del governo – non ancora sciolto – è: detrazione o bonus in stile 80 euro? La richiesta dei sindacati – come da piattaforma unitaria – è di usare le detrazioni fiscali. Anche perché sommare le detrazioni sarebbe più complicato sebbene esista il rischio che per i redditi più bassi si vada in conflitto con le detrazioni già esistenti.
«Quello che si apre con il governo è un momento importante per portare a casa risultati», afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, rimarcando la «disponibilità» del sindacato ma «senza fare sconti», perché «non c’è più nulla da scambiare». E con il rispetto di un principio di fondo: «Un confronto corretto deve avvenire su idee, ipotesi e proposte da discutere. Nessuno immagini di arrivare con proposte a scatola chiusa», avverte la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, in vista dell’incontro di venerdì a Palazzo Chigi. Sulla stessa linea il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo: «Vogliamo fare questo confronto sulla base di testi scritti e non di annunci, che poi vengono disattesi». Il taglio del cuneo fiscale per Cgil, Cisl e Uil è però solo l’inizio di un percorso più lungo che deve portare alla riforma complessiva del sistema. Che «è urgente: oltre l’85% del fisco italiano è sul groppone dei lavoratori dipendenti e dei pensionati – sottolinea Furlan – ed è evidente che una riforma fiscale non può non tenerne conto». Per questo si deve arrivare ad abbassarne il peso ai dipendenti ma anche ai pensionati. E, poi, anche rivedere le aliquote Irpef e rafforzare la lotta all’evasione. Guidati dal principio costituzionale della progressività della tassazione.
Altrettanto aperta la partita sulle pensioni, su cui i sindacati sono stati convocati dalla ministra Catalfo per il 27. Dato per assodato il no all’ipotesi di un’eventuale Quota 102), Cgil, Cisl e Uil puntanto al superamento della legge Fornero tramite una flessibilità in uscita che dovrebbe partire dai 62 anni – posizione già fissata nella piattaforma unitaria del 2015. È poi prioritario affrontare anche il tema della rivalutazione delle pensioni in essere, delle pensioni dei giovani e delle donne, a cui riconoscere almeno un anno di sconto contributivo per figlio, e arrivare ad una legge sulla non autosufficienza.