Il «piano Electrolux» rispedito al mittente dai metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil. Oggi si decidono nuove mobilitazioni con una manifestazione nazionale e un’altra a Porcia, lo stabilimento friulano destinato alla chiusura. È stata, invece, rinviata al 10 febbraio l’informativa del ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato nell’aula di Montecitorio.

«Non è pensabile alcuna operazione che contempli la chiusura di uno qualsiasi degli stabilimenti in Italia» scandisce Maurizio Geron, al termine del coordinamento sindacale unitario tenuto a Mestre. «Abbiamo bisogno del tavolo governativo per cominciare a discutere. Ma tutti, regioni e governo, devono mettere qualcosa. Non possono essere solo i lavoratori, che hanno già dato fin troppo». In gioco c’è il destino dei 900 lavoratori di Susegana (Treviso) dove si producono frigoriferi e congelatori da incasso; Porcia in Friuli con 1.100 dipendenti con il settore lavabiancheria che verrebbe traslocato a Est; Forlì, specializzato in piani cottura e forni, con altri 900 lavoratori; Solaro in Lombardia con 800 dipendenti con la produzione di lavastoviglie. Senza dimenticare i 60 addetti nel magazzino di Maniago (Pordenone), più 800 professional in Friuli e 1.200 che risultano nello staff del gruppo.

I sindacati e le Rsu aspettano l’incontro del 17 febbraio al tavolo ministeriale. Ma nessuno è disposto a cedere al ricatto aziendale che spazia dai tagli occupazionali alla drastica riduzione dei salari fino alla cancellazione di diritti acquisiti (comprese le pause e la mensa). Saranno le segreterie nazionali dei sindacati confederali oggi a margine dell’incontro con il governo sull’intero settore dell’elettrodomestico a proclamare ufficialmente la nuova risposta. In programma uno sciopero con corteo a Roma e soprattutto la «difesa fisica» dello stabilimento di Porcia. L’obiettivo dichiarato è mettere in campo la massima pressione nei confronti del governo Letta, ma soprattutto dei governatori del Veneto e del Friuli. Il leghista Luca Zaia non ha esitato a sfilare con le tute blu dietro gli striscioni della Fiom, mentre Debora Serracchiani ha già sonoramente «bocciato» l’inerzia del ministro Zanonato.

Intanto da Bruxelles arrivano notizie poco incoraggianti, perché la Commissione europea prende posizione su Electrolux all’insegna della «libera circolazione delle fabbriche». Jonathan Todd, portavoce del commissario agli affari sociali Lazslo Andor, ha dichiarato: «La Commissione è molto preoccupata delle possibili conseguenze sociali ed economiche derivanti dagli esuberi nelle fabbriche di Electrolux in Italia. Ma la Commissione non si oppone in principio ai trasferimenti degli stabilimenti di produzione, visto che le aziende dovrebbero essere libere di scegliere i luoghi di produzione in base ai loro specifici modelli economici e all’evoluzione delle condizioni di mercato». In perfetta sintonia con la strategia aziendale. L’Europa, al massimo, può garantire un po’ di fondi sociali per i disoccupati.

«Electrolux non è un caso italiano ma riguarda la sopravvivenza di un settore strategico per l’Europa» replica Sabina Petrucci, coordinatrice IndustriAll del Comitato aziendale europeo Electrolux. Anche il sindacato europeo si unisce alla condanna per l’inaccettabile comportamento da parte di Electrolux e sostiene la richiesta di un Comitato aziendale europeo straordinario. «L’azienda prende tempo proponendo una conferenza telefonica priva di giustificazioni pur di non convocare il Cae, i cui membri hanno tutti richiesto una riunione urgente per discutere della situazione italiana e di quella industriale europea della multinazionale» conclude Petrucci, «Non ci fermeremo, abbiamo già richiesto a Bruxelles, in assenza di una convocazione urgente del Cae, la riunione entro la prossima settimana del coordinamento di tutte le organizzazioni sindacali coinvolte in Electrolux».