Alla faccia dei tanti che li considerano vicini alle posizioni «no vax», ieri i sindacati dei trasporti hanno preso una forte posizione contro le proteste annunciate nelle stazioni contro l’avvio del Green pass sui treni e a favore dei vaccini.

«DICIAMO NO ALLE MINACCE di bloccare i treni nelle maggiori stazioni italiane», affermano unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt, sottolineando che «auspichiamo un doveroso ripensamento da parte dei promotori della protesta» dei cosidetti “no green pass”. «I rischi connessi sono evidenti e serve un piano di sicurezza per tutelare lavoratori e utenti», aggiungono i sindacati dei trasporti sottolineando di «sostenere la campagna vaccinale tanto per i lavoratori che per gli utenti del servizio pubblico». Il trasporto ferroviario, proseguono Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, «è un servizio pubblico essenziale (infatti è soggetto alle regole della legge sui servizi minimi per lo sciopero), che garantisce il diritto costituzionale alla mobilità dei cittadini. Chi decidesse di interromperlo arbitrariamente in nome della libertà a non vaccinarsi non avrebbe il sostegno del sindacato sia perché violerebbe la legge, sia perché il sindacato sostiene la campagna vaccinale tanto per i lavoratori che per gli utenti del servizio pubblico. Il vaccino – affermano infine i sindacati – fino a questo momento è l’unica arma conosciuta per sconfiggere la pandemia e consentire alle persone di non ammalarsi, di vivere, di lavorare, di impegnare il tempo libero in varie attività e di viaggiare in sicurezza».

La presa di posizione è partita lunedì dalla Cgil e dalla Filt di Genova, città nella quale si annunciavano le proteste più forti: «Chi annuncia la volontà di bloccare i treni a Genova Principe per protestare contro il green pass obbligatorio sui treni a lunga percorrenza commette un grave errore. Per noi sarebbe un serio atto di irresponsabilità – spiegavano Fulvia Veirana, segretario generale Cgil Liguria e Laura Andrei, segretario generale Filt Liguria – auspichiamo un doveroso ripensamento dei promotori della protesta».

Ieri la posizione è diventata nazionale con una compattezza totale da parte di Cgil, Cisl e Uil.

Diversa naturalmente la posizione sull’obbligo di Green pass nelle mense aziendali: in quel caso i sindacati denunciano la discriminazione dei lavoratori che passano tutto il tempo fianco a fianco con i colleghi e non possono essere separati durante la pausa pranzo, assolutamente non assimilabile alla ristorazione privata, essendo un servizio per i lavoratori.

LA RICHIESTA AL GOVERNO di Cgil, Cisl e Uil rimane quella di prevedere l’obbligo vaccinale per legge mentre in questi giorni parecchie categorie delle confederazioni – a partire dalla Fillea Cgil nei cantieri edili – stanno portando avanti campagne di sensibilizzazione e di vaccinazione dei lavoratori.

Non mancano però voci sindacali discordanti che chiedono l’accettazione tout court del Green pass nei luoghi di lavoro, mense incluse. È il caso del Cobas nazionale: «Non posso essere neutrale per non perdere consensi – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – lo devo ai lavoratori che rappresento, molti dei quali sono stati colpiti dalla malattia. E non mi interessa del consenso, prima di tutto ho una responsabilità: il vaccino è l’unico strumento che abbiamo per combattere la pandemia. E i lavoratori che si sono vaccinati, insieme a quelli che non lo hanno potuto fare per ragioni valide di salute, vanno protetti senza se e senza ma – prosegue Iacovone – . Gli ospedali, le scuole, gli uffici, le fabbriche, la mobilità, i luoghi del commercio devono essere messi in sicurezza il prima possibile, e negarlo è criminale. La politica e il sindacato si devono assumere questa responsabilità senza badare a meri calcoli elettorali. Perché assecondare quella parte di paese che mantiene strenuamente posizioni antiscientifiche equivale ad esserne complici», conclude Iacovone.