L’avvertito telespettatore avrà alzato il sopracciglio e magari fantasticato di trame oscure e inintelligibili, a quell’ora della mattina quando, trovandosi davanti alla tele e vedendo Omnibus su La7, ha sentito l’attacco a freddo di Maurizio Gasparri contro i servizi segreti italiani. Nientemeno. Il mondo alla rovescia: il senatore oggi forzista ma un tempo camerata di Giulio Maceratini stava parlando della «superficialità di Renzi» sulla Libia quando, con rapido colpo di cloche, ha sganciato bombe sulle nostre barbe finte, ree – presunte, per ora – di lassismo e sbadatezza nella caccia preventiva allo jihadista in transito in Italia. «I nostri servizi sono inefficientissimi», parte Gasparri, «abbiamo avuto Salah, il famoso terrorista, che quest’estate si è preso il traghetto a Bari. A Merano abbiamo preso gli jihadisti che avevano un sussidio e una casa, perché erano considerati rifugiati, e li abbiamo presi non grazie ai servizi ma grazie ai Ros», qui si sente il cuore di figlio e di fratello di generale dell’Arma. «C’è un ritardo di reazione, gli jihadisti hanno scorrazzato in lungo e in largo a casa nostra. I nostri servizi sono un costo inutile. Giustifichino la loro esistenza».
L’affondo, ruvido come mai da parte della ex destra nazionale, autorizzerebbe a immaginare un complicato scontro nella nostra intelligence; o un’imminente tornata di nomine; o persino l’esistenza di informazioni riservate, note però a Gasparri, su qualche clamoroso granchio preso dai nostri Aise, Aisi e Dis. Niente di tutto questo. La realtà è banale, la solita banale questione di posti. Gasparri è imbufalito perché il suo partito ormai è fuori dal Copasir, il comitato parlamentare di sicurezza, organismo in cui lui stesso si vedrebbe benissimo ma che lo tiene alla larga perché quello che era il rappresentante forzista, Giuseppe Esposito, è passato con l’Ncd di Alfano. Tenendosi la seggiola, potendolo fare. E così i berlusconiani sono rimasti senza loro uomo a L’Havana, si fa per dire. E non possono sperare nella cortesia dell’ex azzurro (che non pensa affatto a dimettersi, è pure vicepresidente), né in quella dei grillini che cedano uno dei propri posti in omaggio a un agreement interno all’opposizione (non è il loro stile). L’unica chance sarebbe una legge che ampliasse di uno il numero dei componenti della comitato. Ma con tutti i guai che Renzi ha in questi mesi, fra evitare guerre e mascherare tassi di disoccupazione, difficile che abbia testa per la leggina che fa tornare il sorriso a Gasparri. Che quindi se la prende con gli incolpevoli (in questo caso senza dubbio) servizi, come fosse loro la trama che lo tiene fuori dalla stanza dei bottoni segreti.