Tra sei mesi in Francia ci sono le elezioni municipali, che precedono di poco le europee. Come da copione, la questione dell’immigrazione è tornata in primo piano. Dall’estate, una sequenza di dichiarazioni di politici nazionali e locali ha scelto il bersaglio più facile: i Rom. L’ossessione dei Rom è arrivata anche al ministero degli interni, dove il responsabile, il socialista di destra Manuel Valls, è stato richiamato ieri dalla vice-presidente della Commissione con l’incarico della giustizia, Viviane Reding, che ha ricordato a Parigi che la Francia ha “firmato una strategia di integrazione nazionale, ma i soldi non arrivano dove dovrebbero, cioè ai comuni” e per questo potrebbe subire delle sanzioni. Bruxelles ha stanziato sulla carta 50 miliardi per l’integrazione dei Rom, che devono dividersi i 28 paesi della Ue per favorire l’integrazione dei circa 10 milioni di Rom cittadini europei. Per Valls, “la maggioranza dei Rom deve essere espulsa, non siamo qui per accogliere queste popolazioni” che, per il ministro, “hanno modi di vita estremamente diversi dai nostri” e solo “pochi” vogliono davvero integrarsi. In Francia, il numero dei Rom è intorno ai 15-20mila, stabile da una quindicina di anni (non vanno confusi con le gens du voyage, francesi da secoli, circa 300mila persone sottomesse a un libretto di circolazione, una carta di identità di serie B, che nel ’69 ha sostituito il libretto antropometrico introdotto nel 1912).

Le frasi di Valls sono state criticate a sinistra. Nel governo, per il ministro del Rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, “non esiste una teoria che dice che un certo popolo, una persona di una data origine non potrà mai e poi mai integrarsi”. Per Marisol Touraine, responsabile degli Affari sociali, “la questione è il rispetto delle regole, non si tratta di considerare che questa o quella popolazione per principio non rispetta le regole”. Per il Pcf, Valls ha fatto delle “dichiarazioni xenofobe”, che riprendono la “politica del capro espiatorio, che la sinistra aveva combattuto assieme a suo tempo, quando Sarkozy si era buttato in una detestabile corsa con il Fronte nazionale”.

Il Fronte nazionale sta a guardare e non ha neppure bisogno di intervenire nel dibattito, visto che i suoi temi sono ripresi. La destra si è particolarmente distinta nelle ultime settimane. Il sindaco di Croix, nel Nord, ha detto che avrebbe preso le difese di un abitante che avesse “commesso l’irreparabile” contro un Rom. Persino l’elegante Nathalie Kosciusko-Morizet, candidata dell’Ump a sindaco di Parigi, ha fatto riferimento alla questione per la capitale: “avete l’impressione che molestiamo molto i Rom? A me sembra che i Rom molestino molto i parigini”. La candidata socialista, Anne Hidalgo, dopo aver denunciato le “affermazioni indegne” della sua rivale alla successione di Bertrand Delanoë, ha aggiunto: “naturalmente, non vogliamo che Parigi diventi un accampamento gigante”.  Furti, attacchi ai turisti, persino presenza ossessiva di gruppi di ragazzini al Louvre, le notizie di cronaca si accavallano. Ma contemporaneamente in tv sfilano le immagini delle espulsioni, pochi giorni fa a Lille, dove è stato smantellato il più grande campo illegale della regione Nord, ieri vicino a Saint-Etienne. La differenza con i tempi di Sarkozy è che adesso la polizia aspetta una sentenza giudiziaria contro l’occupazione illegale dei terreni per smantellare un campo, mentre prima bastava una decisione amministrativa. L’obiettivo resta l’espulsione. Come dice Valls: i Rom devono tornare a casa loro, in Romania o Bulgaria. Valls ha ridotto da 300 a 50 euro a persona l’ “aiuto” al ritorno, che si è rivelato inefficace. Nel 2012, la Francia ha espulso 12.841 Rom, in crescita di più del 18% rispetto al 2011. Nel secondo trimestre del 2013, secondo un calcolo fatto da diverse associazioni, le espulsioni sarebbero state intorno alle 5mila. Ma, come ha ricordato ieri Viviane Reding, in Europa esiste la libera circolazione dei cittadini. Adesso la destra ingiunge al governo di unirsi alla Germania e all’Olanda, che già cercano di bloccare l’entrata della Romania e della Bulgaria nello spazio Schengen, prevista sulla carta per il prossimo 1° gennaio. La decisione dovrà essere presa tra qualche settimana dai paesi Schengen, con voto all’unanimità. Ma comunque dal 2014 finisce la moratoria di 7 anni imposta al momento dell’adesione a Romania e Bulgaria e i cittadini di questi due paesi godranno, come tutti gli altri, del diritto al lavoro nei 28 stati membri. I Rom, accusati di non volersi integrare, potranno quindi venire assunti regolarmente. Ma i comuni si scaricano l’un l’altro la presenza dei Rom e solo pochissimi hanno messo in atto programmi specifici, per favorire scolarizzazione, occupazione e soluzioni abitative decenti.