Pare che il mondo si divida tra quelli che capiscono e amano la matematica e quelli che ritengono di non essere capaci di affrontarla e se ne tengono alla larga. In Italia i membri appartenenti al secondo gruppo sono notevolmente più numerosi e per solito non se ne fanno un cruccio, anzi portano spesso a testa alta questa loro lacuna, quasi fosse il distintivo di una oscura ma certa nobiltà. Si discute molto sul perché la matematica susciti, da noi, così scarso entusiasmo, ma la strada per una soluzione sembra piuttosto lontana.

È possibile che il recente romanzo L’almanacco del giorno prima di Chiara Valerio (Einaudi, pp. 353, euro 20,00), lei stessa matematica e editor, sia stato concepito per raccontare una storia che apra uno scorcio suggestivo su alcuni argomenti matematici, applicati sia a un mondo sconosciuto ai più, come quello della finanza, le cui alchimie regolano inimmaginabili flussi di denaro, sia all’ambito dei sentimenti, quando si tratta – per esempio – di ipotizzare la scelta di dare un bacio. Il lettore entra dunque in contatto diretto con il calcolo delle probabilità e con le formule che rendono perspicui e prevedibili i comportamenti degli individui e la possibilità che un evento possa verificarsi.
Chiara Valerio lavora per far sì che diventi visibile ciò che normalmente è invisibile: da un lato la strada che collega cervelli finissimi alle tasche dei risparmiatori, dall’altro le probabilità che due persone si incontrino e si amino. All’interno di questo set viene introdotto il fattore della passione, componente intrinseca dei comportamenti umani, anche di quelli più improntati alla razionalità.

La narrazione è articolata in parti che riflettono una scansione tanto temporale quanto ontologica: Infanzia, Presente, Imperfetto, Domani accadrà. Il libro, soprattutto la prima parte, è un tripudio di fantasmagorie matematiche. Altro che ircocervi, anfesibene e liocorni! Per nutrire l’immaginazione si può ricorrere alla vertigine dei numeri enigmatici per eccellenza, i numeri primi con tutte le loro singolari proprietà. Che dire dei numeri triangolari e di quelli dodecagonali? E delle proprietà del 77? Quanto alla codificazione dei numeri sfenici, poi, si vorrebbe il numero di telefono del reverendo Dodgson. La seconda parte invece allinea una serie di microtesti, aforismi, battute perlopiù brevi e stereotipate. È appunto il labirinto del presente, l’agglomerato caotico e irritante, ordinabile e comprensibile solo da fuori, assoggettato alle coordinate legiferanti del ‘non più’ e del ‘non ancora’.

Alessio Medrano, il protagonista, si occupa di ciò che ha a che fare con il fallimento, ovvero con quell’elemento che nel mondo finanziario fino a qualche anno fa restava fuori dai calcoli economici e dai modelli di sviluppo e che è diventato invece determinante per prevedere le scelte economiche degli individui. In particolare Alessio compra Life Settlements, polizze assicurative a vita di cui l’intestatario, solitamente un anziano, non intende o non può sostenere ulteriormente gli oneri. Queste polizze, grazie a una sentenza emessa negli Stati Uniti nel 1911 – ricorda l’autrice – sono di fatto una proprietà e come tale possono essere poste in vendita: rappresentano uno degli elementi che compongono il cangiante mondo dei titoli derivati, quelli che hanno contribuito alla crescita smisurata dell’economia virtuale, la stessa da cui si è originata l’attuale crisi. «Bond, edge, swap, e tutte quelle parole il cui significato ultimo è che i soldi erano o saranno tuoi, ma al presente, non sono tuoi mai». Alessio deve calcolare il valore finanziario di qualcosa di residuale. Comprare le anime di questi anziani gogolianamente ‘morte’ e riscuoterne un’ipotesi di sopravvivenza: un fondo chiamato Orfeo di milioni di euro vero come è vero che tutti gli intestatari prima o poi moriranno.

Alessio è rappresentato come un cervello che cerca di catturare l’immagine probabile di un ordine del mondo: gli elenchi telefonici, che da bambino studia e incredibilmente memorizza, le Life Settlements, l’amore per una donna ritrovata dopo decenni. Di fronte a una realtà che cambia in continuazione, il nostro cervello, continuamente alla ricerca di proprietà costanti, ha messo a punto meccanismi grazie ai quali è possibile organizzare le esperienze per sopravvivere e acquisire conoscenze: l’intelligenza – scrive l’autrice – altro non è che una forma di predizione. Cogliere la regolarità e la ritmicità dei mutamenti tuttavia non è sufficiente ed è su questo che si gioca la scommessa di questo complicato libro: la speculazione (nella finanza e nella filosofia) individua in una serie di fenomeni ciò che è ordinabile e prevedibile, ma tutto quello che può produrre è un modello virtuale. Questi anziani invece non intendono più pagare le polizze per lasciare denaro a chi sopravviverà; vogliono invece agguantare il presente e goderselo, abbandonare il futuro al buio delle Parche e scendere nell’incerta luce del loro giorno. I soldi comprano altri soldi, non il tempo: i lupi della finanza non hanno mai tempo perché sono costantemente in fuga dal presente.

«La nostra mente lavora per vie architettoniche» aveva scritto Chiara Valerio in A complicare le cose, come a indicare la nostra facoltà di sintetizzare passato e futuro in costruzioni capaci di sostenere lo scorrere del tempo. E anche qui il protagonista decide di uscire dagli spazi rassicuranti dei diagrammi, correre il rischio di vivere qualcosa di imperfetto e organizzare il proprio presente con un elemento imponderabile come la passione: «Devi fare le cose per passione, non per volontà, la volontà è traditrice».