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I rimpianti di Sergiy Haidai, governatore fino a ieri del Lugansk: «Se le armi fossero arrivate per tempo…»

I rimpianti di Sergiy Haidai, governatore fino a ieri del Lugansk:  «Se le armi fossero arrivate per tempo…»Soldati russi appendono la bandiera sopra la sede del comune di Bilohorivka, nel Lugansk – Ap

Intervista La ritirata da Lysychanskvista da chi amministrava la regione ora occupata dai russi. «Se il nostro obiettivo è vincere la guerra dobbiamo rassegnarci ad abbandonare alcuni territori al momento, anche se si tratta di una scelta molto sofferta». L'incertezza sulle vittime civili: «La mole di ordigni lanciati negli ultimi giorni è enorme, solo quando libereremo i nostri territori scopriremo il vero numero: migliaia, probabilmente» 

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 luglio 2022
Sabato AngieriKRAMATORSK

A pochi giorni dalla ritirata da Lysychansk che ha comportato la perdita di tutto il territorio del Lugansk per gli ucraini, abbiamo intervistato l’ex-governatore della regione, Sergiy Haidai. Dall’inizio del conflitto, Haidai, è diventato uno dei politici ucraini più noti a livello internazionale sia per le sue capacità comunicative sia a causa del fatto che il territorio che amministrava era uno degli obiettivi dichiarati dell’ “operazione speciale” del Cremlino.

Dopo oltre 4 mesi di guerra a quanto ammonta il numero di civili caduti nella regione?

Difficile dirlo, al momento non abbiamo stime accurate perché l’ultima fase dei combattimenti è stata molto attiva e, soprattutto nelle ultime settimane, la mole di ordigni lanciati è enorme. Solo quando inizieremo a liberare i nostri territori potremo scoprire di che cifre si tratta; probabilmente siamo nell’ordine delle migliaia.

A oggi le truppe russe lasciano transitare i civili che vogliono evacuare verso i territori ancora controllati dall’Ucraina?

A quanto ci risulta sì, ma solo donne e bambini. Gli uomini, invece, vengono costretti ad arruolarsi.

Intende che è già in atto la coscrizione coatta?

Consideri che di uomini, nei territori occupati dal 2014, ce ne erano già molto pochi. E che la situazione economica dei residenti è molto difficile. Perciò la tecnica usata dalle autorità occupanti è quella di pubblicare finti annunci di lavoro nei quali si promettono paghe molto alte per la media regionale. Non appena i candidati si presentano, tuttavia, viene presentata loro la cartolina militare che li obbliga ad arruolarsi.

E rispetto alle presunte deportazioni oltre la frontiera russa cosa ci può dire?

Purtroppo non abbiamo informazioni esatte su questa pratica perché le linee di telecomunicazione sono interrotte non riusciamo a essere in contatto costantemente con i residenti. Posso dirle che da Popasne e Rubizhne, occupate già da diverse settimane, ci sono arrivate segnalazioni in merito.

 

Sergiy Haidai

 

La ritirata da Severodonetsk è stata annunciata ufficialmente quando le operazioni erano già quasi concluse. A suo avviso la manovra si è svolta in modo efficace?

Direi proprio di sì. Non abbiamo registrato perdite tra i nostri soldati e abbiamo evitato che i difensori rimasti in città venissero circondati. Ora i nostri uomini sono dislocati in postazioni fortificate e difendibili con maggiore efficacia.

Anche la ritirata da Lysychansk era già in programma?

Sì, era stata programmata in anticipo.

Il vostro stato maggiore sta già pensando una controffensiva in quest’area?

La controffensiva sarà possibile solo quando riceveremo armi a lungo raggio.

A proposito di armi, lei imputa la perdita del Lugansk all’assenza o al ritardo nell’invio di armi da parte dei vostri alleati occidentali?

Se le armi fossero arrivate in tempo non saremmo a questo punto, senza dubbio. Se solo un mese fa avessimo avuto ciò di cui avevamo bisogno, oggi non saremmo qui a parlare della ritirata da Severodonetsk e Lysychansk ma avremmo bloccato i nemici a Rubizhne, che invece è distrutta.

Dopo l’ingresso in alcune città dell’est, in particolare a Lysychansk, sui canali russi sono stati diffusi video in cui si mostrava la popolazione esultante che accoglieva i soldati russi come liberatori. Come giudica questi video?

Partiamo da un dato numerico. A Lysychansk prima della guerra c’erano circa 100 mila abitanti, quando i nostri uomini hanno lasciato la città non ne rimanevano che 15 mila. Questo è senz’altro un primo indizio. Inoltre, anche dai volti mostrati in quei video si vede che si tratta di persone di bassa estrazione sociale che non hanno a cuore un’ideale di sviluppo collettivo e di crescita sociale. Si tratta di individui abituati a seguire la corrente, qualsiasi cosa accada. Inoltre, dei 15 mila rimasti non mi sembra che chissà quanti fossero in piazza ad accogliere i russi. Si tratta di un numero esiguo di una popolazione già fortemente ridotta.

Sicuramente sarà a conoscenza del fatto che nel territorio che amministrava c’è una forte presenza dei cosiddetti “filo-russi”, soprattutto nelle fasce d’età più avanzate.

Ne sono consapevole ma, purtroppo, dobbiamo fare i conti con il fatto che una parte delle persone si comporta come zombie. Guardano la tv russa, ascoltano la propaganda di Mosca e quando il missile arriva nel loro cortile si dicono convinti che siano gli ucraini stessi a bombardare la propria popolazione.

Ora che la sua regione è occupata lei ha perso la sua carica…

In realtà no. Con la mia amministrazione continuiamo ad aiutare l’esercito ucraino dal punto di vista logistico e tecnico. Inoltre, ci stiamo occupando principalmente di aiutare gli oltre 300 mila sfollati che al momento sono scappati dalla regione.

Era d’accordo con l’ordine di ritirata?

Non sono io a decidere la strategia dell’esercito, non è il mio compito. Tuttavia, posso dirle che se il nostro obiettivo primario è vincere la guerra dobbiamo rassegnarci ad abbandonare alcuni territori al momento, anche se si tratta di una scelta molto sofferta.

Come risponde alle dichiarazioni dei vertici della LNR che hanno dichiarato che non lasceranno mai più i territori conquistati?

Questa loro convinzione è molto bella (ride, ndr) ma non devo raccontarvi io che durante la II Guerra Mondiale i nazisti riuscirono ad arrivare a 40 km da Mosca mentre tutto il mondo credeva che non ci fosse più scampo per nessuno. Sappiamo tutti com’è andata a finire poi.

Dall’inizio della guerra lei è sempre stato molto attivo sui media e su internet. A cosa si deve questa scelta? Crede anche lei che nel conflitto in atto la comunicazione giochi un ruolo fondamentale?

Innanzitutto era fondamentale mantenere i contatti con la popolazione civili per diffondere informazioni sulle evacuazioni e sulle iniziative dell’amministrazione. Il che è stato possibile, purtroppo, solo finché le linee di telecomunicazione sono state in funzione. In secondo luogo, era molto importante dimostrare che anche noi eravamo lì, sul campo come chi soffriva quotidianamente, e che non avevamo abbandonato i nostri concittadini. Inoltre, credo fosse fondamentale mostrare al mondo cosa stesse succedendo davvero qui per contrastare la propaganda russa.

Se dovesse inviare un messaggio all’Unione Europea oggi cosa direbbe?

Non fidatevi dei russi perché vi mentirebbero e si prenderebbero gioco di voi. E aiutate l’Ucraina, anche se è difficile. È il minimo che si possa fare perché se la Russia dovesse vincere la guerra di sicuro non si fermerà qui ma continuerà con la sua politica espansionista verso l’Europa.

E alla Russia?

Ormai non ho più niente da dirgli. È una nazione malata e la si può fermare solo con la forza.

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