A pochi giorni dalla ritirata da Lysychansk che ha comportato la perdita di tutto il territorio del Lugansk per gli ucraini, abbiamo intervistato l’ex-governatore della regione, Sergiy Haidai.

Dopo oltre 4 mesi di guerra a quanto ammonta il numero di civili caduti nella regione?
Difficile dirlo, al momento non abbiamo stime accurate perché l’ultima fase dei combattimenti è stata molto attiva e, soprattutto nelle ultime settimane, la mole di ordigni lanciati è enorme. Solo quando inizieremo a liberare i nostri territori potremo scoprire di che cifre si tratta; probabilmente siamo nell’ordine delle migliaia.

A oggi le truppe russe lasciano transitare i civili che vogliono evacuare verso i territori ancora controllati dall’Ucraina?
A quanto ci risulta sì, ma solo donne e bambini. Gli uomini, invece, vengono costretti ad arruolarsi.

Intende che è già in atto la coscrizione coatta?
Consideri che di uomini, nei territori occupati dal 2014, ce ne erano già molto pochi. E che la situazione economica dei residenti è molto difficile. Perciò la tecnica usata dalle autorità occupanti è quella di pubblicare finti annunci di lavoro nei quali si promettono paghe molto alte per la media regionale. Non appena i candidati si presentano, tuttavia, viene presentata loro la cartolina militare che li obbliga ad arruolarsi.

E rispetto alle presunte deportazioni oltre la frontiera russa cosa ci può dire?
Purtroppo non abbiamo informazioni esatte su questa pratica perché le linee di telecomunicazione sono interrotte non riusciamo a essere in contatto costantemente con i residenti. Posso dirle che da Popasne e Rubizhne, occupate già da diverse settimane, ci sono arrivate segnalazioni in merito.

La ritirata da Severodonetsk è stata annunciata ufficialmente quando le operazioni erano già quasi concluse. A suo avviso la manovra si è svolta in modo efficace?
Direi proprio di sì. Non abbiamo registrato perdite tra i nostri soldati e abbiamo evitato che i difensori rimasti in città venissero circondati. Ora i nostri uomini sono dislocati in postazioni fortificate e difendibili con più efficacia.

Il vostro stato maggiore sta già pensando una controffensiva in quest’area?
La controffensiva sarà possibile solo quando riceveremo armi a lungo raggio.
A proposito, lei imputa la perdita del Lugansk all’assenza o al ritardo nell’invio di armi da parte dei vostri alleati Occidentali?
Se le armi fossero arrivate in tempo non saremmo a questo punto, senza dubbio. Se solo un mese fa avessimo avuto ciò di cui avevamo bisogno, oggi non saremmo qui a parlare della ritirata da Severodonetsk e Lysychansk ma avremmo bloccato i nemici a Rubizhne, che invece è distrutta.

Dopo l’ingresso in alcune città dell’est, in particolare a Lysychansk, sui canali russi sono stati diffusi video in cui si mostrava la popolazione esultante che accoglieva i soldati russi come liberatori. Come giudica questi video?
Partiamo da un dato numerico. A Lysychansk prima della guerra c’erano circa 100 mila abitanti, quando i nostri uomini hanno lasciato la città non ne rimanevano che 15 mila. Questo è senz’altro un primo indizio. Inoltre, anche dai volti mostrati in quei video si vede che si tratta di persone di bassa estrazione sociale che non hanno a cuore un’ideale di sviluppo collettivo e di crescita sociale. Si tratta di individui abituati a seguire la corrente, qualsiasi cosa accada. Inoltre, dei 15 mila rimasti non mi sembra che chissà quanti fossero in piazza ad accogliere i russi. Si tratta di un numero esiguo di una popolazione già fortemente ridotta.

Sicuramente sarà a conoscenza del fatto che nel territorio che amministrava c’è una forte presenza dei cosiddetti “filo-russi”, soprattutto nelle fasce d’età più avanzate.
Ne sono consapevole ma, purtroppo, dobbiamo fare i conti con il fatto che una parte delle persone si comporta come zombie. Guardano la tv russa, ascoltano la propaganda di Mosca e quando il missile arriva nel loro cortile si dicono convinti che siano gli ucraini stessi a bombardare la propria popolazione.