Riconoscimento del «rider» come lavoratore subordinato; inquadramento nei contratti nazionali di lavoro esistenti, e in particolare di quello appena rinnovato sulla logistica e il trasporto che prevede, esplicitamente, il riconoscimento del ciclofattorino che opera attraverso piattaforma digitale; esclusione di un contratto «ad hoc» per i riders; eliminazione del ranking reputazionale e della classificazione che mette in competizione i lavoratori in bicicletta; reintegro in caso di «licenziamento» e diritto alla disconnessione.

Sono i punti di convergenza tra le auto-organizzazioni dei «riders» – Riders Union Bologna, Deliverance Milano, Deliveroo Strike Raiders e Riders Union Roma – con i sindacati Cgil, Cisl e Uil che ieri hanno consegnato due distinti documenti, ciascuno dei quali unitari, al ministro del lavoro e dello sviluppo durante il secondo tavolo nazionale sulla condizione lavorativa dei ciclo-fattorini («riders») convocato al ministero dello sviluppo a Roma. Per l’Ugl lo strumento più idoneo è invece il co.co.co. Al tavolo erano presenti anche le piattaforme, tra cui Foodora per la quale la lista delle tutele dei rider fatta da Di Maio è «l’identikit della nostra carta dei diritti del food delivery» che, tra l’altro, contempla contratti di collaborazione coordinata e continuativa, la copertura Inail per un’assicurazione in caso di infortuni sul lavoro, i contributi Inps, i sussidi di maternità, l’indennità di malattia e la possibilità di utilizzare assegni al nucleo familiare. Per Carmelo Barbagallo (Uil) tra i datori di lavoro ci sarebbero «posizioni diverse». Tania Scacchetti (Cgil) ha escluso il ricorso ai voucher in questo settore. Di Maio si è detto d’accordo.

Le parti sono chiare: da un lato, ci sono i sindacati e i lavoratori che convergono su un’agenda di massima, che ha al centro il riconoscimento della subordinazione; dall’altro lato, alcune aziende che tendono a non riconoscere tale status e ribadiscono l’identità di «collaboratori» o «freelance» dei riders. Va ricordato che il «decreto dignità» nella sua primissima formulazione (ormai sembra un secolo fa) prevedeva una riforma del codice civile e un’estensione del criterio della subordinazione per tutti i lavoratori digitali, e non solo per i «riders». Forse l’unica soluzione efficace subito dopo messa in freezer, rimossa o forse in attesa. Nel mezzo c’è il ministro Di Maio che si è augurato che il tavolo arrivi «alla concertazione, altrimenti interverremo in maniera normativa». Resta da capire quale sia la sua posizione. Davanti alle diverse ipotesi in campo ha detto che «sono questioni che devono sciogliere i tecnici». La decisione è invece politica e non può essere delegata ai tecnici. Di Maio dovrebbe ricordare il caos scoppiato sulla tabella degli 8 mila contratti in meno con i «tecnici» dell’Inps. In caso di verdetto negativo accuserà un’altra «manina»?