Tre proposte, nessuna degna di nota. È il commento icastico dei ciclofattorini autorganizzati di Milano, Roma, Bologna e Firenze alle elaborazioni presentate da My Menù, Assodelivery che riunisce Glovo-Foodora, Deliveroo, Just Eat, Uber Eats e Domino’s Pizza al tavolo sui loro diritti aperto al ministero dello Sviluppo a Roma. La prima, presentata da una cordata di piccole imprese italiane specializzate nella consegna di cibo a domicilio via piattaforma digitale propone una quota minimo orario di 7 euro lordi, ritenuta insufficiente dai ciclo-fattorini. Quella delle multinazionali non entra nello specifico dei diritti dei riders e chiede contratti autonomi, incentivi fiscali al governo e ai contribuenti. L’ultima riconosce il principio di subordinazione ed è ritenuto imprescindibile nella trattativa su una cornice legislativa strutturata dai lavoratori e dai sindacati convenuti al tavolo con il ministro del lavoro Luigi Di Maio e i suoi esperti. Ma non convince il modello organizzativo proposto.

Per i lavoratori si tratta di poco più di «una provocazione, che si aggiunge ad un comportamento che sin dall’inizio di un tavolo improbabile, proposto da Di Maio al posto di una norma sull’estensione della subordinazione in una bozza del «decreto dignità», ha evidenziato la mancanza di volontà di avviare una trattativa seria. Per i lavoratori le proposte sonmo «una provocazione», manifestazione di un «estremismo padronale che nega qualsiasi avanzamento in fatto di diritti e garanzie». Cgil, Cisl, Uil affermano che «le distanze registrate negli incontri precedenti non sono state ancora superate» e sostengono che «il confronto deve continuare».
A questo punto dello stallo, largamente prevedibile già mesi fa, il governo si è riservato di presentare una proposta in un prossimo incontro. Per il momento non è sicura nessuna soluzione. Potrebbe essere un protocollo di intesa o un contratto ad hoc di cui ha parlato Di Maio.

Quest’ultima è stata respinta dai sindacati che intendono applicare ai riders il contratto nazionale della logistica. Sembra lontana la soluzione più avanzata, almeno in questo specifico segmento del lavoro digitale: l’estensione della subordinazione che, tra l’altro, permettere di riformulare una serie ampia di forme contrattuali iper-precarie. Sembra troppo per il moderatismo populista di Di Maio che sarà messo alla prova delle scelte: o le imprese o i lavoratori. «La nostra è più di una vertenza, non è solo per noi ma è per tutti – sostengono i riders – Mette in discussione il sistema dell’intermediazione digitale e del telecontrollo che toglie diritti e reddito».