Lavori in corso. Questo il messaggio che traspare dalla foto scelta per la ventiseiesima edizione di Udin&Jazz con la foto di un operaio di Lewis Hine del 1920. Un programma che punta nelle intenzioni ad allargare linguaggi e pubblico del jazz con un occhio sempre rivolto ai contenuti sociali e politici come dimostra la bella lezione sul jazz e politica di Stefano Zenni. Quindici concerti e tanti incontri spalmati in una settimana. La rassegna ha abbandonato la suggestiva ma dispersiva spianata del Castello in favore della più sicura, viste le proverbiali bizze meteo, collocazione nel Teatro Giovanni da Udine.

Qui hanno aperto il tour di presentazione del loro Eros (Tuk Music) il trombettista sardo Paolo Fresu e il pianista cubano Omar Sosa. Fresu fa Fresu e Sosa fa Sosa. Massima riconoscibilità e minima sorpresa. Però i due sono bravi e sanno come divertirsi e divertire. Nel disco ci sono molti ospiti e nel concerto di conseguenza il repertorio è riformulato. Eros come atteggiamento sensuale, apertura all’incontro. Sensualità dunque corpo; dunque postura ( del trombettista), movimenti di danza ( del pianista), voce (il suono del corpo). Quello che si vede è essenziale come quello che si sente. Il pathos raggiunge il culmine quando arriva la voce registrata della cantante belga-marocchina Natacha Atlas (che nel disco ha un ruolo importante) e Sosa si alza, danza e canta e Fresu avvolge tutto con spirali di note.

Il giorno dopo Teatro tutto esaurito per l’eroe chitarristico Pat Metheny. Il musicista con la maglietta a righe ha calamitato l’attenzione di fans anche dalle vicine Slovenia e Austria per la sua prima data del tour «An evening with Pat Metheny» in quartetto con Antonio Sanchez, Gwilym Simcock e la talentuosa contrabbassista Linda Oh. Concerto accattivante quanto superficiale e narcisistico, ma il pubblico è in visibilio.

Al terzo giorno del Festival puntuale arriva il solito temporale e costringe a spostare l’esordio della Udin&Jazz Big Band sotto la riparata Loggia del Lionello. La formazione è composta da giovani musicisti del nordest alcuni dei quali già affermati anche in ambito nazionale come i trombettisti Mirko Cisilino e Flavio Zanuttini e il trombonista Filippo Vignato. A dirigerla il pianista Emanuele Filippi. Poi entra l’ospite speciale, il sassofonista e vocalist anglo-giamaicano Soweto Kinch ed è la volta di ascoltare alcune sue composizioni. Di Filippi anche l’articolato arrangiamento della sua An Ancient Work Song in cui brilla un intenso duetto tra il sax acidulo di Kinch e quello di Giovanni Cigui. Segue un rap che incendia il pubblico e poi funk, free style, una bella versione della sunraniana Saturn.

Sotto la Loggia è una festa con l’orchestra che si prende gli applausi di un pubblico di appassionati e curiosi ed è la conferma della qualità delle nuove leve del jazz. Musicisti con una solida preparazione tecnica, buone idee e freschezza. Kintch è protagonista il giorno dopo di un concerto nella raccolta Corte di Palazzo Morpurgo dove presenta con un giovane trio una miscela di suggestioni funk e hip hop alternate a memorie free e post bop.

Un punto di vista molto british con quel particolare gusto per la forma canzone. Prima di lui il Francesco Bearzatti Tinissima Quartet, con Giovanni Falzone, Danilo Gallo e Zeno De Rossi, ha letteralmente travolto l’auditorio con la presentazione dell’ultima delle sue suite dedicate ai grandi ribelli della storia. Dopo Tina Modotti e Malcom X questa volta è stato il cantautore e attivista politico Woody Guthrie ad essere omaggiato con una serie di quadri sonori che ne ripercorrono la biografia avventurosa e tragica pubblicati nel cd This Machine Kills Fascists (Cam jazz).

Il miglior gruppo jazz italiano senza ombra di dubbio. Bearzatti è al massimo della potenza creativa. La sua scrittura è limpida e la felicità melodica di brani come Okemah e When U Left è da manuale. La suite commuove, scalda i cuori e muove i corpi rivestendo a nuovo folk e jazz classico. Il leader al sassofono tenore ha un suono tornito, profondo e ricco di armonici, sul clarinetto è affilato e spiritato. Con il tempo la sua musica ha acquisito una coerenza e una consapevolezza che è insieme estetica e politica. Implacabile come qualcosa che sta tra i Clash e il Sonny Rollins free. La migliore testimonianza della vitalità del jazz.