«Ricominciare da D’Alema? Buffonate». Per la prima volta dall’inizio della campagna per le primarie Pd Nicola Zingaretti perde le staffe. Fin qui ha cercato di tenersi fuori dalle beghe di partito. Stavolta replica fuori dai denti a all’ipotesi di un accordo con Massimo D’Alema e della «Ditta» alle europee. A riferirlo domenica è stata la Stampa. A rilanciarlo ancora ieri una batteria di renziani. «Io non ho fatti accordi con nessuno», dice Zingaretti. La smentita di D’Alema arriverà oggi su Repubblica.

ALLA PAROLA «D’ALEMA» i renziani vedono rosso e colgono l’occasione per rinfrescare il loro tam tam contro il rischio «del ritorno ai Ds». Maria Elena Boschi twitta: «I principali collaboratori di Zingaretti propongono liste alle europee insieme agli scissionisti di D’Alema per aprire poi un dialogo con il M5S. È davvero questo il Pd del futuro?». Più composto Luca Lotti sul Corriere della sera: «Sono contrario a idee che ci riportano al passato».

LA REPLICA dalle file di Zingaretti è a brutto muso: « L’onorevole Boschi ha timore del futuro e tanta nostalgia del Pd del passato. Per questo motivo vorrebbe continuare a dialogare con Verdini e Micciché come stanno già facendo in Sicilia?», chiede il consigliere capitolino Giovanni Zannola.

IL PARADOSSO è che il retroscena smentito è stato raccolto sabato al convegno per i vent’anni della rivista Italianieuropei dove erano presenti alcuni sostenitori «doc» di Zingaretti. Il presidente del Lazio aveva declinato l’invito e poi aveva mandato un messaggio, come altri, per esempio Walter Veltroni. Invece Maurizio Martina, il candidato che il renziano Lotti sostiene, fino alla sera prima aveva giurato che ci sarebbe stato. Ha dato forfait alla fine, improvvisamente.

SI SOTTOPONE ALLA LITURGIA della smentita anche Paolo Gentiloni, chiamato in causa da Carlo Calenda («Chiarisca»): «Serve il rinnovamento», «D’Alema non rispunta per niente. Se rispuntasse D’Alema Calenda avrebbe ragione da vendere».

Di ALTRO TONO LA REPLICA di Goffredo Bettini, europarlamentare schierato con Zingaretti e nel mirino dei renziani perché teorico del «dialogo» con i 5 stelle – «non alleanza», puntualizza lui. Bettini attacca la «pura strumentalità» della polemica di Calenda « che ignora la storia di dirigenti della sinistra italiana come D’Alema, Bassolino e il sottoscritto», «degne almeno quanto la sua, vissuta prima in Confindustria e poi nel partito di Montezemolo». Coincidenza non proprio casuale, ieri Bettini ha presentato il suo libro «Agorà» alla Link Campus University, ateneo privato considerato molto vicino ai 5 stelle. Il cui presidente Vincenzo Scotti, ex ministro dc, è anche lui favorevoleal dialogo fra riformisti e grillini: «Siamo noi i mallevadori di questo governo, perché non abbiamo capito niente, con l’ex premier Pd ( Renzi, ndr) che diceva ’lasciamoli fare, poi torneremo noi’. Ma Lega e M5S non c’entrano nulla l’una con l’altro».

LO SFINDANTE MARTINA stigmatizza il paventato ritorno al Pds: «Io penso che tutti noi dobbiamo avere in testa la nuova appartenenza, non la vecchia», dice.

MA OLTRE NON PUÒ ANDARE. Non può dirsi contrario al ritorno della «Ditta» Bersani&D’Alema, per aver tentato di averli come alleati alle politiche del 2018. E per essere stato a lungo pupillo di Bersani fino a un momento prima di diventare il vicesegretario di Renzi.

COSÌ COME NON PUÒ scagliarsi contro il dialogo con M5S. Per una vicenda che tutti conoscono. Risale alla fine dell’aprile del ’18, durante le consultazioni per il governo. L’allora segretario Martina era pronto a sedere al tavolo con i grillini. Non poté farlo perché Renzi andò in tv, nella trasmissione di Fabio Fazio su Raiuno, per escludere qualsiasi intesa, sventando di fatto l’appuntamento. Uno sgarbo che Martina non prese bene, e che Renzi addirittura rivendica in «Rivoluzione», l’ultimo libro di Bruno Vespa.

IERI MARTINA HA BENEDETTO la ricandidatura di Vincenzo De Luca alla regione Campania. Per alcuni è il segnale che lui e Richetti hanno ottenuto l’appoggio del presidente della regione che in un primo momento sembrava rivolgersi verso Zingaretti. De Luca deve aver cambiato idea. Tre anni fa di Richetti pensava questo: «Ci sono personaggi che cercano di farsi pubblicità gratuita strofinandosi su De Luca, perché sono una tale nullità che, se non litigano con me, nessuno si accorge della loro esistenza».