«Quando non c’è la polizia le manifestazioni si svolgono pacificamente e senza problemi». Questo il primo commento di Ljubov Sobol divenuta uno dei simboli di questo sorprendente movimento giovanile nato alla fine di luglio, dopo il corteo dell’opposizione di ieri a Mosca. C’erano timori di nuove violenze e di nuovi fermi visto che il sindaco della capitale non aveva dato l’autorizzazione alla protesta ma alla fine alla questura di Mosca è prevalsa la linea della cautela. La polizia si è tenuta lontana dai giovani e tutto è andato per il meglio. Probabilmente negli uffici della Lubyanka a una sola settimana dal voto per il consiglio comunale si è ritenuto che nuove immagini di violenza sarebbero state controproducenti. Così il corteo si è mosso nel primissimo pomeriggio dalla stazione della metrò di Cistye Proudy ed è scivolato sul Zvetnoy Boulverd per poi raggiungere Piazza Puskin. Un clima tranquillo, quasi gioioso, di chi ormai si è abitato a prendersi il centro della città ogni sabato pomeriggio. «La Russia sarà libera!», «Questa città è nostra» si scandisce in coro. Ma c’è anche il richiamo «internazionalista»: «Noi vogliamo fare come a Parigi! Noi vogliamo fare come A Hong Kong!» si canta sulle note di una canzone rock russa.

«Siamo contenti che sia andato tutto bene» afferma Michail Fedotov un’altro dei volti diventati noti in queste settimane per essere entrato e uscito dalle guardine dei commissariati più volte.

«Dovrebbe essere la norma e non l’eccezione. Continuiamo a rivendicare che la legge sulle sui cortei e i meeting venga radicalmente rivista» dichiara l’attivista. Al termine un solo momento di tensione quando il reporter del primo canale è stato invitato ad andarsene al grido di «venduto» e bersagliato di monetine.

Il movimento nel giro di un mese ha cambiato pelle. La protesta contro la non ammissione alla competizione elettorale dei 57 candidati è ormai sullo sfondo. Ieri la manifestazione era stata intitolata «Non aver paura di essere libero!» ed era concentrata sui temi della repressione. In queste settimane chi è sceso in piazza ha subito fermi, perquisizioni, si è visto piovere sulla testa milioni di rubli di multe. Questo nel migliore dei casi. Oltre 20 attivisti, perlopiù ventenni, sono stati arrestati e attendono di essere processati per reati come adunata sediziosa, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di armi improprie, reati che possono costare condanne anche fino a 20 anni. Il caso più clamoroso è quello di Egor Zukov arrestato nella notte del 2 agosto. La polizia lo accusa di aver portato nello zaino nelle manifestazioni un martello e di aver cercato di colpire alcuni membri delle forze di polizia. Circostanze che lui nega e in una lettera dal carcere pubblicata proprio ieri da Novaya Gazeta si appella ai coetanei: «La Russia sarà libera. Abbiamo rovesciato governi nello scorso secolo per molto meno. Ce la faremo».

Ma se il tema della repressione è sicuramente diventato centrale, le manifestazioni del sabato stanno diventando l’occasione per portare in piazza le più diverse rivendicazioni. «No alla violenza domestica» recitava uno striscione di un collettivo femminista. Si sono rivisti in piazza anche i nazionalboscevichi di Eduard Limonov che hanno ridenominato la loro organizzazione da tempo fuorilegge in «Strategia 31» laddove 31 sta per l’articolo della costituzione della Federazione che garantisce la libertà di associazione.

Domenica prossima lo scontro si sposta nelle urne e i risultati avranno sicuramente valenza politica generale visto che saranno coinvolte oltre Mosca e San Pietroburgo altre 58 entità sparse un po’ su tutto il territorio. Dal sondaggio pubblicato da Interfax risulta che la partecipazione a Mosca potrebbe aumentare del 10% rispetto alla tornata precedente e dovrebbe favorire l’opposizione. Per mobilitare l’elettorato più passivo Sobyanin non sta badando a spese. Ieri in piazza Sacharov ha promosso un concerto gratuito con la stella del pop russo Olga Busova che ha attirato 20mila persone. Ma il rischio per lui è che se nel week-end il tempo volgerà al bello ben pochi dei suoi sostenitori rinunceranno agli ultimi sprazzi di sole in dacia per andare a votare.