Il Belgio è un paese fortemente nuclearizzato rispetto al suo territorio e la notizia di un ipotetico attentato alle sue centrali nucleari è di quelle che fanno paura, ma potrebbe risultare mal indirizzata. Gli impianti in questione (4 unità a Doel, sulla foce della Schelda; 3 unità a Tihange sulla Mosa, non lontano dal confine tedesco) sono stati recentemente coinvolti in incidenti di una certa gravità.

Nel 2012 erano state fermate l’unità 3 di Doel e l’unità 2 di Tihange per sospette fessurazioni del vessel (il recipiente che contiene il nocciolo di uranio). Nel 2015 poi, un’altra unità di Tihange era stata fermata per un incendio scoppiato in sala macchine, che in un primo momento fu attribuito a un sabotaggio dal gestore dell’impianto (Gdf-Suez;Electrabel). Alcuni di questi reattori risalgono agli anni ’70 e andrebbero chiusi definitivamente, tant’è che quando le unità fermate nel 2012 sono state riavviate, la Germania ha protestato. Tuttavia non è facile provocare un incidente nucleare dall’esterno di un impianto (assai più probabile che avvengano da soli, per deficienze tecnologiche o di gestione) e quindi la preoccupazione di un possibile attentato andrebbe rivolta più che alle centrali nucleari belghe, agli altri siti nucleari presenti nel paese: Mol, Dessel e Fleurus dove si maneggiano sostanze radioattive molto pericolose (dai rifiuti, al combustibile fresco, alle sorgenti isotopiche).

In particolare a Fleurus la Ire produce isotopi radioattivi per il settore industriale e medico-farmaceutico, esportandoli in tutto il mondo. Stando alle notizie di stampa, il filmato sequestrato agli attentatori di Bruxelles ritrae un esperto e/o funzionario di alto livello dei programmi di ricerca nucleare in Belgio al quale -suppostamente- si potevano carpire sia informazioni scientifiche, sia le modalità di accesso ai luoghi dove risiedono sostanze radioattive, nell’ipotesi estrema di impiegarle in un atto terroristico. Non è un caso che sia la Afcn (Agenzia per la sicurezza nucleare belga) che la Iaea si siano mostrate convinte nello escludere che obiettivo dei terroristi fossero le centrali nucleari, ma non altrettanto per ciò che riguarda i centri di ricerca nucleare.
Nello stesso tempo Iaea e Afcn hanno confermato una notizia allarmante: nel novembre scorso una ditta operante a Basra, Irak, nel settore petrolifero ha denunciato la scomparsa di una sorgente radioattiva contenente 10 grammi di Iridio 192, materiale molto radioattivo impiegato in gammagrafie industriali. La sorgente era di proprietà di una ditta turca (Sgs Turkey) che non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Le sorgenti di Iridio 192 rientrano nella linea di produzione della Ire di Fleurus.

Congetture, evidentemente, che non autorizzano conclusioni affrettate, ma nemmeno dovremmo sottovalutare il fatto che in giro per il mondo c’è una quantità enorme di sostanze radioattive, ormai considerate di “normale impiego”, che sfuggono ai controlli di legge e non di rado si trovano abbandonate in depositi improvvisati e non sorvegliati come accade anche in Italia.