Dopo la giornata di ieri, le speranze di Alexey Navalny – il leader populista anti-Putin – di rientrare nella corsa per il Cremlino del prossimo marzo, si sono ridotte al lumicino. Navalny aveva programmato per ieri 7 ottobre, giorno del compleanno di Putin, manifestazioni in 80 città in tutta la Russia. La macchina repressiva si è però messa in moto questa volta in anticipo: qualche giorno fa Navalny è stato condannato a 20 giorni di reclusione e nelle varie città sono stati presi in custodia cautelare gli uomini più in vista del suo staff. Infine ieri sera, sono state perquisite le sedi dei suoi quartier generale di Mosca e San Pietroburgo, dove sono stati sequestrati materiali propagandistici. Decapitata la leadership e in un clima d’intimidazione, le manifestazioni a sostegno di Navalny si sono comunque tenute in quasi tutte le città.

A Mosca – sventolando bandiere russe – si sono radunate in Piazza Pushkin più di mille persone. Altre manifestazioni significative si sono tenute a San Pietroburgo, Novosibirsk, Saransk e Perm.

Una piccola vittoria per il movimento di Navalny che ha dimostrato una certa solidità, mobilitatosi anche senza i propri dirigenti e malgrado la spada di Damocle della repressione sulla testa. Ma, allo stesso tempo, la giornata di ieri rappresenta una sconfitta per il “leader anticorruzione”: l’impatto del suo movimento non sono tali da poter far recedere nella sua decisione la Commissione Elettorale di Controllo che lo ha cancellato dalle schede elettorali. Malgrado l’espansione del suo movimento (80 comitati in tutto il paese, qualche migliaio di attivisti, 680.000 sostenitori online) Navalny trova simpatie solo tra il ceto medio filo-occidentale e i giovanissimi. Un ridimensionamento che rasserena Putin: nelle grandi città europee, c’era il rischio di perdere il confronto elettorale con il più giovane e dinamico “liberal” (Navalny ottenne il 27% dei voti nelle comunali di Mosca).

La vera novità è che la polizia ha cambiato tattica in piazza evitando le retate e le botte che lo scorso giugno avevano indispettito l’opinione pubblica internazionale e ha proceduto solo a fermi mirati.

“Una scelta presa in precedenza” dice un funzionario di polizia. “Sono ancora fresche le immagini della scorsa settimana di Barcellona e poi le elezioni sono ormai tra 5 mesi: al Cremlino si vuole evitare l’immagine di un paese-caserma” ha aggiunto il graduato.

Intanto nelle ultime due settimane Putin ha licenziato in tronco i governatori di diverse provincie per far posto a personaggi più giovani e meno chiacchierati. La nomina più clamorosa è stata quella di Andrey Klyckov, 38 anni, leader del Partito Comunista di Gennady Zyuganov a Mosca, a governatore della provincia di Orl. La popolarità di Klyckov era in ascesa da tempo: nei sondaggi per le elezioni comunali di Mosca lo davano addirittura in vantaggio su Andrey Sobyanin, sindaco uscente. Una mossa, quella di Putin, che prima di tutti ha spiazzato proprio i comunisti.