Torna l’incubo zona gialla per Sicilia e Sardegna, le due regioni che sforano i parametri per i ricoveri. In Sicilia la situazione più delicata secondo i dati Agenas: raggiunta quota 20% sull’occupazione dei posti letto in area non critica, mentre resta per il secondo giorno al’’11% l’occupazione delle terapie intensive. Entrambi i dati sforano le soglie massime, del 15% per i ricoveri ordinari e del 10% per le intensive. Sale anche la Sardegna, ma solo alla voce terapie intensive (12%), mentre resta stabile al 14% la soglia in area non critica.

Probabile quindi che già domani la Sicilia sia dichiarata zona gialla, con entrata in vigore delle limitazioni il 30 agosto. A livello nazionale, il tasso di positività sale al 3,09%. Ma calano i ricoveri, anche in terapia intensiva.

Dopo ristoranti, piscine, palestre, cinema, stadi e teatri, il 1 settembre il green pass sarà obbligatorio per scuola e università e i trasporti a lunga percorrenza come aerei, navi, traghetti, treni ad alta velocità e intercity. L’obbligo varrà anche sugli autobus di linea che collegano regioni diverse. Ad effettuare i controlli saranno i gestori dei servizi e chi sarà trovato senza il pass avrà una sanzione da 400 a mille euro. Nessun obbligo, invece, per i collegamenti con le isole minori, bus e metropolitane e treni regionali.

La scuola resta uno dei nodi più intricati. «Sul green pass siamo in alto mare. Stiamo aspettando indicazioni. Ma, se le scuole devono controllare tutti i giorni i certificati di docenti e personale, rischiamo di iniziare le lezioni a mezzogiorno», lancia l’allarme Mario Rusconi, dirigente per Roma dell’associazione nazionale presidi. «Sembra ci sia un braccio di ferro tra garante per la privacy e ministero, speriamo si trovi presto una soluzione. Il primo settembre ci saranno i collegi dei docenti e gli esami di riparazione. Voglio sperare che per quella data ci arrivino comunicazioni».

Il nodo riguarda il controllo dei green pass, che spetta ai dirigenti scolastici, e che vengono rilasciati sia per il vaccino che per la guarigione e il tampone, ma hanno durate temporali diverse. «Il garante privacy sostiene che le scuole possono solo controllare i dati ma non conservarli o avere un registro», ha aggiunto Rusconi, secondo cui «la cosa più semplice sarebbe inviare l’elenco del personale della scuola con codice fiscale e che la Regione desse indicazioni su chi ha il green pass o meno».  Dal ministero dell’Istruzione stemperano il clima di allarme. «Sosterremo le scuole nell’applicazione del green pass», assicura il ministro Patrizio Bianchi.

Dopo l’incontro di martedì tra ministro e sindacati, la Uil ha deciso di ritirare la propria delegazione dal tavolo, pur mantenendo la firma sul protocollo. Il sindacato contesta la «nota unilaterale del ministero che stravolge il protocollo». In particolare le sanzioni economiche a carico dei lavoratori della scuola (il mancato rispetto delle disposizioni è considerata assenza ingiustificata e dopo 5 giorni il rapporto di lavoro «è sospeso» è non è dovuta la retribuzione) e i costi da sopportare per tamponi e dispositivi. «Il decreto va cambiato, serve una moratoria, non si può governare questa fase in modo autoritario», attacca il segretario della Uil scuola Pino Turi.
Intanto 116 dipendenti delle scuole del Friuli hanno inviato una diffida al ministero contro l’obbligo di green pass definito «discriminatorio».