Con l’accusa di corruzione e illecito finanziamento – non di associazione mafiosa, come ipotizzato dagli inquirenti durante l’inchiesta – l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno salirà sul banco degli imputati in un processo derivante da uno dei filoni del fascicolo su Mafia Capitale. Il 23 marzo prossimo, davanti alla II sezione penale del tribunale di Roma – così ha deciso ieri il gup Nicola Di Grazia accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura il 5 novembre scorso – dovrà rispondere alla contestazione formulata dai pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli e firmata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino di aver ricevuto 125 mila euro, tra il 2012 e il 2014, per compiere atti contrari ai suoi doveri di ufficio.

Molto probabilmente la procura guidata da Giuseppe Pignatone non chiederà la riunificazione con il maxiprocesso che si è già aperto davanti ai giudici della X sezione penale, perché l’impianto accusatorio si discosta da quello riguardante gli imputati principali. Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, però, sarebbero protagonisti anche dell’affaire Alemanno, il cui nome era comparso nel registro degli indagati già nel dicembre 2014, ai tempi della prima tornata di arresti di Mafia capitale. Secondo l’impianto accusatorio della procura di Roma, infatti, gran parte dei 125 mila euro sarebbero stati versati alla fondazione Nuova Italia, presieduta dall’ex sindaco, e sarebbero arrivati proprio dal ras delle cooperative rosse in accordo con il sodale nero, l’ex Nar Carminati.

Sarebbe stato tramite l’ex ad di Ama (la municipalizzata dei rifiuti) Franco Panzironi, già imputato nel maxiprocesso di Mafia Capitale, che Alemanno avrebbe ricevuto i soldi attraverso la fondazione Nuova Italia: una tranche di questi – 75 mila euro – sotto forma di finanziamento per cene elettorali e altri 40 mila per finanziare la stessa fondazione. Poi, nell’ottobre 2014, appena due mesi prima della prima tornata di arresti nel «mondo di mezzo», Alemanno, che nel frattempo era diventato consigliere comunale con Ignazio Marino sindaco, avrebbe ricevuto da Buzzi altri diecimila euro circa cash «senza la deliberazione dell’organo sociale competente e senza l’iscrizione della erogazione a bilancio». Per questo episodio è accusato di finanziamento illecito.

Ma l’ex sindaco continua a rivendicare la propria estraneità a tutti i fatti contestatigli: «Non ho chiesto riti alternativi proprio per dimostrare pubblicamente la mia innocenza. Ho la coscienza pulita e per questo non ho nulla da patteggiare. Affronto il processo con animo sereno perché – ha aggiunto – sono fiducioso nell’operato della magistratura e convinto che al dibattimento sarà accertata e provata l’assoluta correttezza del mio operato».

«I cittadini romani già sapevano che Gianni Alemanno come sindaco aveva fallito – ha commentato il portavoce dei Verdi, Gianfranco Mascia – ora sanno pure che, probabilmente, il fallimento era anche illegale».