Una misura interdittiva che impedisca alla Romeo Gestioni spa di ottenere nuovi appalti dalla Pubblica amministrazione (esclusi quindi i contratti in essere): se ne discute oggi al tribunale di Roma, davanti al gip Gaspare Sturzo. A farne richiesta il pm Mario Palazzi e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, titolari dell’indagine sull’appalto Consip Fm4 da 2,7miliardi, bandito nel 2014.

Secondo la procura di Roma Alfredo Romeo, in carcere a Regina Coeli dal primo marzo, avrebbe violato la legge 231 sulla responsabilità degli enti. I pm definiscono Romeo un «corruttore seriale»: la prova, si legge negli atti, è nei diversi processi che lo coinvolgono a partire dal 1993, da cui sarebbe uscito sempre assolto per prescrizione o per escamotage giuridici.

Ieri il tribunale del Riesame si è riservato di decidere sulla richiesta di scarcerazione avanzata dai difensori dell’imprenditore. Il pm Mario Palazzi ha espresso parere negativo, i giudici si pronunceranno entro lunedì. Gli avvocati di Romeo puntano su tre elementi: inutilizzabilità delle prove, inattendibilità della confessione del dirigente Consip Marco Gasparri, la competenza territoriale.

Oggetto del primo punto sono le intercettazioni e le modalità di acquisizione dei «pizzini»: i file audio e i brogliacci con le trascrizioni non sarebbero stati depositati integralmente; quanto ai «pizzini», cioè gli appunti scritti a mano negli uffici romani e recuperati dai carabinieri nella spazzatura (incluso quello con su scritto «T. 30mila ogni mese» dove T. – secondo gli investigatori – starebbe per Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier), la perizia calligrafica disposta dagli inquirenti li attribuisce a Romeo ma la consulenza di parte nega siano stati scritti dall’imprenditore. E comunque «andavano acquisiti e ricostruiti alla presenza della difesa» scrivono i legali nella memoria depositata ieri.

In quanto a Gasparri (accusato dai pm di corruzione), sarebbe inattendibile. Il dirigente Consip collabora con le procure da quando ha scoperto di essere sotto indagine. Secondo il pm avrebbe intascato 100mila euro da Romeo per cucirgli i bandi su misura: «Mi sono messo a disposizione del Romeo almeno dal 2014 in poi» ha fatto mettere a verbale il 16 dicembre.
I legali però sostengono che mancano le prove dei pagamenti e, comunque, Romeo potrebbe non essere il corruttore ma vittima di concussione (una tesi già sostenuta dall’imprenditore quando venne coinvolto in Mani pulite). Secondo i legali, in una serie di intercettazioni Marco Gasparri avrebbe «offerto» il suo aiuto dietro compenso per la preparazione delle offerte tecniche, salvo cambiare atteggiamento nel timore di essere denunciato.

Sulla territorialità del processo: quando l’ inchiesta era a Napoli, dove le indagini sono iniziate, Romeo ne ha chiesto il trasferimento a Roma per competenza, adesso invoca il ritorno a Napoli per connessione con gli altri filoni partenopei. A Napoli, intanto, la lista degli addebiti aumenta. La Corte dei Conti sta indagando sulla gestione degli immobili comunali affidata a Romeo fino al 2011: secondo i magistrati avrebbe procurato un danno erariale di quasi 2milioni di euro.

Infine, il peso del giglio magico in Consip aumenterebbe: secondo Panorama il consigliere Enel Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open (think tank renziano), ha ottenuto dalla Consip 485mila euro in incarichi tra il 2014 e il 2016. Bianchi, estraneo all’inchiesta, aveva ammesso compensi per 290mila euro. Coinvolti, invece, nell’affare Consip il ministro Luca Lotti, l’amministratore delegato Consip (il toscano Luigi Marroni), Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo, il consulente economico di Renzi premier, Filippo Vannoni.