Un recente studio francese (Baudry et al., 22 ottobre 2018, Association of Frequency of Organic Food Consumption With Cancer Risk) condotto da un team dell’Inserm, equivalente del nostro Istituto Superiore della Sanità, su circa 70.000 adulti monitorati per una media di 4,5 anni, è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica medica Jama Internal Medicine. La ricerca indica una riduzione del rischio di tumore quando ci si nutre con continuità di alimenti biologici. In particolare, l’incidenza del cancro della mammella di donne in post-menopausa si riduce del 34%, mentre è dell’86% la riduzione della probabilità di contrarre il linfoma non-Hodgkin rispetto alla popolazione di controllo. Diversamente, per altre forme di cancro lo studio non stabilisce un’associazione statisticamente significativa con il consumo di alimenti biologici.

Sebbene questo tipo di ricerche debbano ampliare la base di popolazione analizzata e le correlazioni, lo studio afferma che la promozione del consumo di alimenti bio può rappresentare una promettente strategia preventiva contro i tumori. Come per ogni contributo scientifico, è opportuno non trarre considerazioni categoriche e definitive, tuttavia questa pubblicazione scientifica ha l’immenso vantaggio di allertarci sul fatto che l’esposizione ai pesticidi ha effetti negativi sulla salute, come sono gli stessi ricercatori a sottolineare: «Ora sembra importante valutare gli effetti cronici dell’esposizione alimentare ai residui di pesticidi a basso dosaggio».
Se si passa dal consumo di alimenti che presentano (o meno) residui di pesticidi al loro uso in ambito agricolo o di gestione del verde, però, la loro nocività diventa fragrante. È sulle prime pagine di questi giorni il caso del giardiniere statunitense ammalatosi di cancro al sistema linfatico cui è stato riconosciuto in appello un risarcimento di 78 milioni di dollari (da 289 della prima condanna) da parte di Monsanto a fronte di un prolungato uso dell’erbicida glifosate senza adeguate informazioni sui rischi. E si deve anche ricordare che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC, legata all’Organizzazione Mondiale della Sanità), ha indicato tre pesticidi – glifosato, malathion e diazinon – come probabili cancerogeni, scatenando la furibonda reazione delle aziende agrochimiche e di una parte del mondo scientifico.

Allargando il campo, diversi studi che hanno passato in rassegna la letteratura scientifica sull’argomento (le cosiddette metanalisi) pubblicata negli ultimi decenni hanno stabilito che la progressione di quattro malattie può essere in parte legata a diversi tipi di pesticidi (mieloma, alcuni linfomi, cancro alla prostata, morbo di Parkinson), mentre in Francia, il morbo di Parkinson è dal 2012 riconosciuto ufficialmente tra le malattie professionali stabilendo esplicitamente il nesso di causalità tra questa malattia e l’uso di pesticidi.

Tumori e patologie fortemente invalidanti non possono divenire dominio di facile propaganda. Bene dunque non immaginare o lasciar supporre che il cibo biologico abbia potere taumaturgico. Eppure, la raccomandazione di nutrirsi in maniera conforme a uno stile di vita salubre sembra contribuire sostanzialmente a un quadro di effettiva riduzione di patologie croniche.

* Segretario generale Firab