Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che dopo la prima gaffe sulla sentenza della Consulta si è fatto un po’ più cauto e ieri ha spiegato che sui rimborsi per la mancata indicizzazione delle pensioni il governo ingranerà una marcia bassa e prepara un provvedimento a tappe: al consiglio dei ministri di domani verranno discusse le linee guida, il provvedimento arriverà più avanti. «Meglio prendersi più tempo per costruire una gradualità dei rimborsi, che tenga conto non solo dell’assegno ma anche dei contributi versati. La sintesi finale compete a Renzi e Padoan, ma questa soluzione riscuote ampi consensi», spiega. Il fatto è che il voto regionale è fra meno di due settimane e i sondaggi non fanno stare tranquillo Renzi che ha stabilito l’asticella della vittoria sul 6 a 1 (al Pd Toscana, Liguria, Marche, Campania, Umbria, Puglia, alla destra il Veneto). La regione più in bilico è la Liguria, dove il risultato a due cifre dell’ex Pd Luca Pastorino, alla guida di una coalizione di sinistra, toglie certezze alla candidata del Pd Raffaella Paita. E in Liguria, regione tradizionalmente di sinistra, i pensionati sono parecchi. Ieri la testata online Gli Stati Generali ha fatto i conti: «Un’analisi fondata sui dati Istat», scrive, «ci spiega in fatti che la Liguria è la regione che ha in assoluto il più alto numero di pensionati dopo il Piemonte, ovviamente in termini relativi. Se la media nazionale è di quasi il 19%, in Liguria il numero dei pensionati è pari addirittura al 24,37%». A guardare nel dettaglio, c’è anche di più, continua il report: «Anche le pensioni medio-alte, quelle interessate dal blocchi degli aumenti automatici previsti dalla legge Fornero, sono proporzionalmente più numerose in Liguria che in Italia. Infatti, se la media nazionale è attorno al 30 per cento, quella della Liguria supera abbondantemente il 35 per cento».

Insomma, uno sgarbo ai pensionati liguri – oltreché a tutti gli altri – prima del voto metterebbe seriamente a rischio lo storytelling (leggasi comunicazione propagandistica) di una nuova vittoria, dopo le europee del 2014 del famoso 41 per cento – ma con un’affluenza al di sotto del 60 per cento e quindi una rappresentanza reale del 25 per cento – e le regionali di novembre, fortunate, sì, ma con un tasso di votanti ormai ridotto sotto il 39 per cento in Emilia Romagna e al 43 in Calabria.

In Liguria Pastorino toglie preziosi voti alla candidata Pd. In più proprio in quella terra pesano i 5 stelle, che si preparano a menare proprio sul tema delle pensioni. «La legge Fornero è sbagliata ed è stata votata anche dal Pd», attacca già il vicepresidente della camera Luigi Di Maio. «Adesso se il dettato della Consulta non viene applicato integralmente ma parzialmente, ci ritroveremo con migliaia di ricorsi che creeranno una voragine ancora più grande nei conti pubblici e magari, fra due anni, dovrà essere fatto un altro decreto per fronteggiare un’altra emergenza».
Il malumore dei pensionati farebbe presto a combinarsi con quello degli insegnanti, in questi giorni sul piede di guerra contro il ddl e decisissimi a non mollare. In questo caso i numeri liguri sono meno ’pesanti’, ma ugualmente determinanti. Per questo ieri su twitter, il presidente del consiglio, senza rimangiarsi nulla del testo che la prossima settimana verrà approvato alla camera, ha cercato però di stemperare i toni . «Sto leggendo le risposte dei prof. Faremo tesoro di suggerimenti e critiche», ha assicurato. Intanto però la maggioranza ha fatto in modo di rallentare al senato. Dopo il sì di Montecitorio al ddl, la commissione istruzione di palazzo Madama comincerà a lavorare subito, dal 25 fino al momento del voto, violando la prassi della pausa preelettorale: ma farà solo audizioni. Quella settimana servirà a far decantare le polemiche. A votare con ogni probabilità inizierà il 3 giugno. A urne chiuse