Venerdì 27 luglio, alle 16, l’account Twitter di Eurospin è stato investito da un tweet bombing. I messaggi erano questi: «La spesa intelligente (è il claim pubblicitario del gruppo della Grande distribuzione organizzata, ndr) non la fare sulla pelle di agricoltori e lavoratori»; «Non si può comprare al ribasso mentre i braccianti sono ancora vittime del #caporalato. Fermiamo le aste al doppio ribasso dei supermercati». O, ancora, «con le aste al ribasso @Eurospinitalia schiaccia la filiera e impoverisce l’#agricoltura. Fermiamo queste pratiche sleali!».

La campagna di pressione social l’hanno promossa l’associazione Terra! Onlus e la Federazione dei lavoratori dell’agroindustria (Flai) della Cgil, che due giorni prima avevano denunciato come la società della grande distribuzione Eurospin – forte di oltre mille punti vendita in Italia – nella primavera del 2018 avrebbe acquisito 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro a 31,5 centesimi l’una, usando il meccanismo dell’asta online al doppio ribasso.

Un meccanismo distorsivo che funziona così: la società stabilisce una base d’asta ed indice una gara – al ribasso – raccogliendo una prima offerta da tutti i concorrenti, quindi prevede lo svolgimento di una seconda gara – ovviamente anche questa al ribasso – la cui base d’asta è l’offerta più bassa ricevuta durante la prima gara.

Questo meccanismo costringe le industrie di trasformazione del pomodoro, che ogni anno ne lavorano oltre 5 milioni di tonnellate, a una forte competizione, al punto da spingerli a vendere sottocosto un prodotto che sovente non è ancora stato acquistato dalla parte agricola. In questo modo, prima della stagione di raccolta, i supermercati decidono il prezzo del pomodoro (e di altri prodotti alimentari): tutta la contrattazione che segue tra industriali e agricoltori è destinata a muoversi entro questi parametri, spesso con possibilità di margine estremamente ridotte. Tutto ciò riguarda un mercato che vale circa 3 miliardi di euro.

«Le aste al doppio ribasso della grande distribuzione costringono i fornitori ad un gioco d’azzardo senza vincitori – spiega Ivana Galli della Segreteria generale della Flai Cgil – È una pratica sleale che deve essere vietata per legge, perché impoverisce tutta la filiera agroalimentare. Sui campi di tutta Italia denunciamo da anni lo sfruttamento del lavoro e il caporalato, ma per evitarli è necessario anche intervenire a monte della filiera, dove i potenti gruppi della distribuzione determinano la sorte di chi produce il cibo».

Anche noi, quindi, quando compriamo una confezione di passata di pomodoro al supermercato potremmo – senza volerlo, e senza saperlo – alimentare una «filiera sporca», quella che si è servita del lavoro schiavo per la raccolta dell’oro rosso. Per eliminare del tutto il fenomeno del caporalato, insegna il meccanismo delle aste online al doppio ribasso, non si può guardare solo a ciò che accade nei campi.
Lo sa anche il ministero dell’Agricoltura, che nel 2017 – grazie alla campagna #ASTEnetevi, promossa da Terra!, Flai Cgil e associazione Da Sud – ha promosso un Protocollo contro le aste al doppio ribasso e la trasparenza di filiera, sottoscritto dal ministero, da Federdistribuzione e da Conad, protocollo che impegnava la Gdo a bandire tale modalità di acquisto. Alcuni gruppi – tra cui evidentemenre Eurospin – non hanno voluto abbandonare una pratica sleale e dal forte impatto economico sull’intera catena produttiva. «Quella che abbiamo denunciato è, a quanto ci risulta, l’unica asta al doppio ribasso che si è svolta nel 2018» dice al manifesto Fabio Ciconte, direttore di Terra! Onlus.

Le campagne di pressione delle associazioni e delle organizzazioni sindacali, infatti, paiono aver toccato il mondo della grande distribuzione organizzata, strutture di vendita che nel nostro Paese occupa ormai il 72% del mercato dei generi alimentari. Alla denuncia di Terra! Onlus e Flai hanno risposto – su Twitter – molti operatori del settore, prendendo le distanze da Eurosping. Così Mario Gasbarrino, presidente e amministratore delegato di Unes e U2 supermercati: «Da quando sono in U2 mai fatto un’asta. I nostri compratori devono visitare le aziende, parlare con i fornitori e guardarli negli occhi: solo così riusciamo a fare davvero interessi dei nostri clienti». Sulla stessa linea Francesco Pugliese, ad e direttore generale di Conad: «Conad non fa asta di nessuno tipo, ma la domanda che mi e vi faccio: forse basta non partecipare per risolvere il problema?». Interviene anche Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del Gruppo VéGé e presidente dell’Associazione distribuzione moderna: «Se la modernità della distribuzione si misura solo nella capacità di avere il prezzo più basso possibile a scapito della dignità dell’uomo, io e Gruppo VéGé vogliamo essere annoverati tra i tradizionali»; «il sottoscritto e l’intero Gruppo VéGé ritengono profondamente scorretta e rifuggono la modalità delle aste online con doppio ribasso. Ok ad una serrata negoziazione di filiera, ma deve essere sempre fair. La dignità dell’uomo viene prima di tutto». Sentito dal manifesto, Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, aggiunge: «Si pensava che quel tipo di fenomeno fosse superato con la stipula dell’accordo tra il ministero e i rappresentanti del mondo della distribuzione. Non è bella che queste pratiche sleali, che anche l’Ue sta cercando di censurare, siano ancora in essere».

Un movimento d’opinione così forte lo ha smosso la denuncia di Terra! Onlus e di Flai Cgil, ma anche la risposta di Eurospin, affidata a un comunicato pubblicato dal portale specializzato gdoweek.it. Il gruppo, che ha sede nel veronese e quest’anno festeggia i 25 anni di attività, spiega di essere consapevole dei rischi, ma non chiede scusa, anzi rilancia: «In un mercato veloce, competitivo e fluido, che pianifica poco (al massimo a tre-cinque anni, e noi lo facciamo), le aste online possono anche mettere in difficoltà alcuni operatori, produttori o agricoltori», ma «noi dobbiamo fare l’interesse del consumatore». Qual è questo interesse, secondo Eurospin? «Prezzi competitivi, insieme alla qualità». La colpa di tutto, però, sarebbe del «mercato»: «A volte è cattivo e tutti si devono adeguare e trovare strade nuove, un fatto certo non semplice». Una risposta spregiudicata, secondo Ciconte. Per questo Terra! nel tweet bombing chiama ad agire il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio: «Chiediamo al ministro @giamma71 e al Parlamento di intervenire subito per vietare le aste al doppio ribasso sui prodotti alimentari!».