Il Venezuela ha ottenuto l’appoggio dell’Onu ed è stata eletta per occupare la vicepresidenza della Prima Commissione e la Presidenza della Quarta Commissione dell’Assemblea generale: con il 95,6% dei voti. Due Commissioni importanti, sul totale delle sei esistenti. Il voto si decide a maggioranza assoluta degli Stati presenti e votanti, come nell’Assemblea Generale.

LA PRIMA Commissione è deputata al Disarmo e alla Sicurezza nazionale. La seconda si occupa delle questioni Economiche, finanziarie, ambientali e dello sviluppo. La terza è quella per gli Affari sociali, umanitari e culturali. La quarta è definita Commissione politica speciale e della Decolonizzazione, un tema ampiamente trattato anche nell’ambito del Movimento dei paesi Non Allineati – la seconda organizzazione internazionale per grandezza dopo l’Onu – che Caracas presiede da settembre di quest’anno. La quinta Commissione è quella per gli Affari amministrativi e di bilancio. La sesta è la Commissione giuridica.

UN RISULTATO importante, ottenuto nonostante l’opposizione degli Stati uniti. Fa seguito all’approvazione ricevuta ad aprile durante l’Esame periodico universale (Epu) effettuato dall’Onu sui diritti umani. L’Onu ha riconosciuto i progressi significativi del modello bolivariano basato sulla giustizia sociale, e la Cepal classifica il Venezuela tra i due paesi con il più basso indice di disuguaglianza della regione, insieme all’ Uruguay. Tuttavia, il presidente del Parlamento a maggioranza di opposizione, Julio Borges, che è in giro per l’Europa, e che ha incontrato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha dichiarato: «la gente non ha lavoro e muore di fame, repressione e violazioni ai diritti umani».

BORGES, la cui componente (la Mud) ha come obiettivo dichiarato quello di abolire la legge del lavoro e privatizzare tutto il paese, in linea con i piani delle destre in America latina, ha chiesto alla Ue di imporre sanzioni al suo paese, come hanno già fatto gli Usa di Trump.

TAJANI – altro politico di destra, non certo sensibile ai diritti degli strati popolari – ha detto che invierà una lettera si suoi omologhi della Commissione e del Consiglio, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk per mandare vanti la risoluzione coercitiva già approvata ad aprile dal Parlamento europeo. «Cosa vuole, una guerra civile o un intervento straniero?» ha chiesto a Borges l’eurodeputato spagnolo Javier Couso, di Izquierda Unida. E, in due minuti, ne ha demolito il racconto. «Curiosa dittatura, il Venezuela – ha detto – dove si può uscire e entrare per criticare il governo. Mi ricordo i tempi del franchismo. Gli oppositori quando uscivano dal paese venivano incarcerati, fucilati e torturati a migliaia. Curiosa dittatura che ha svolto 20 elezioni, due delle quali perse, che ha tanti partiti legali, dove i mezzi di comunicazione criticano il governo e il Consiglio nazionale elettorale organizza le primarie dell’opposizione».

IL VENEZUELA ha momentaneamente parato i colpi anche all’Osa, che ha dovuto sospendere la sessione di condanna a Caracas proposta da Usa, Messico, Canada, Panama: per l’opposizione dei paesi alleati del Venezuela, Bolivia e Nicaragua in testa. Un’altra riunione è però fissata in Messico, dove si svolgerà l’Assemblea generale dell’organismo tra il 19 e il 21 giugno. «Abbiamo dato una lezione di dignità agli Stati uniti. Continuiamo a costruire relazioni di pace», ha detto il rappresentante del Venezuela all’Onu, Rafael Ramirez. Nel paese lacerato dalle violenze delle destre, una marea di camicie rosse è tornata a manifestare contro l’Osa e a sostegno dell’Assemblea Costituente lanciata da Maduro. Ieri si è concluso il processo di iscrizine dei candidati. E l’hashtag #LaConstituyenteSiVa è la prima tendenza mondiale in Twitter