Il dato certo, numeri alla mano, è che si tratta di una epidemia da record senza precedenti da quando il virus fu per la prima volta identificato nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) il bilancio complessivo delle vittime di Ebola aggiornato al 1 ottobre sarebbe di 3.439 morti vale a dire il 46% su un totale di 7.492 casi confermati, probabili e sospetti in Africa occidentale, soprattutto in Liberia e Sierra Leone (a partire da marzo scorso quando il primo focolaio è apparso in Guinea). 739 i morti registrati in Guinea e 623 nella Sierra Leone (al 1 ottobre), 2069 in Liberia (alla data del 30 settembre scorso) e 8 in Nigeria; oltre a 20 casi in Nigeria, uno in Senegal e uno negli Stati Uniti.

I dati dell’Emergency Operations Center della Sierra Leone mostrano che il numero totale di morti nel Paese è arrivato a 678 dai 557 del giorno prima con 121 morti e 81 nuovi casi nella sola giornata del 4 ottobre. Allarmante la stima dello U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC) secondo cui, in mancanza di un massiccio intervento globale per contenere il virus, il numero degli infetti potrebbe salire fino a 1,4 milioni entro l’inizio del 2015.

Nella Sierra Leone, sostiene Save the Children, il virus si sta diffondendo a una «velocità terrificante» che fa registrare il doppio dei casi ogni poche settimane e un tasso di circa 5 casi l’ora che potrebbero salire a 10 entro la fine di questo mese se non vengono prese misure urgenti. A dichiararlo è stato giorni fa ai microfoni della Bbc Justin Forsyth, direttore generale dell’ong. Inquietante il fatto che l’entità dell’epidemia risulti «in maniera massiccia non riportata», dato che «un numero imprecisato di bambini muoiono anonimamente a casa o per strada».