Mille scatole sistemate in modo da formare la scritta «Compra meglio» davanti allo svincolo che porta al nuovo centro di distribuzione Amazon di Colleferro a Roma: è stata l’azione messa in atto ieri dagli attivisti del mensile Scomodo, nel giorno del Black friday. Un’iniziativa che è piaciuta a Greenpeace Italia: «È servita a denunciare il modello consumista e inquinante in vista anche del periodo natalizio. È necessario ridurre l’impatto ambientale dei nostri consumi. I prodotti percorrono molti chilometri su trasporti basati ancora su combustibili fossili».

L’industria dell’abbigliamento e delle calzature, da sola, contribuisce a oltre l’8% del totale dei gas serra globali, spiega Greenpeace, e solo il 17,4% dei 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotti nel 2019 è stato riciclato. «Quello che possiamo fare è preferire alternative sostenibili. Scegliere, ad esempio, il riuso o gli oggetti di seconda mano – spiega Chiara Campione, responsabile della campagna Hack Your City di Greenpeace -. La petizione francese “Natale senza Amazon”, che sosteniamo, punta a privilegiare il commercio di prossimità per diversi motivi, come lo strapotere delle multinazionali che hanno risorse maggiori del Pil di alcuni stati, l’impatto ambientale e la crisi climatica, la necessità di sviluppare un’economia davvero circolare».

Il Covid sembra invece spingere i consumi in un’altra direzione. Nonostante le code ieri a Roma per l’apertura del nuovo centro commerciale di via Laurentina, una cattedrale degli acquisti da 65 mila metri quadri e 160 negozi, il settore è in grave crisi. Valter Giammaria, presidente Confesercenti Roma, spiega: «Con la pandemia in atto, il Black friday corre quasi esclusivamente sul web, le persone si sono abituate ad acquistare sulle piattaforme, mettendo ancora più in crisi il commercio di vicinato e le piccole imprese, già in forte difficoltà. Il commercio romano perde 180 milioni di incassi al mese e oltre 5mila attività da marzo hanno chiuso».

Il Lazio, in zona gialla, vive comunque una condizione migliore di chi è finito in zona rossa. Come il Piemonte, che solo domani passerà in arancione. Confesercenti Torino: «I negozi di vicinato sono chiusi e ogni giorno 83 milioni di vendite solo nell’abbigliamento si spostano sul web. In compenso, i giganti dell’online hanno una tassazione inferiore all’1%. È una situazione sempre meno tollerabile, si metta mano a una robusta web tax e queste risorse siano destinate ad aiutare il piccolo commercio a fare il salto tecnologico di cui ha bisogno. Avere un sistema distributivo plurale e non monopolistico è anche nell’interesse dei consumatori».

In Toscana, zona rossa almeno fino al 3 dicembre, l’associazione di categoria ha avviato la campagna «Compro sotto casa» per spingere gli acquisti a chilometro zero: «Salvare i negozi fisici significa tutelare presidi per la sicurezza e la vitalità dei nostri centri. Un conto è fare acquisti sulle grandi piattaforme di ecommerce, che in mancanza della web tax portano ricchezza fuori dal paese, un conto è accompagnare gli acquisti nei negozi fisici con uno sguardo al web».

Da nord a sud, l’intero comparto è in crisi. Più di un italiano su quattro (28%) rinuncerà a fare acquisti nel fine settimana del Black friday a causa del peggioramento della propria situazione finanziaria: è quanto emerge da un sondaggio della Coldiretti. Il giro di affari in Italia si attesterà sui 2 miliardi, tra l’aumento delle vendite on line e il calo di quelle nei negozi tradizionali. A novembre l’Istat stima un calo dell’indice del clima di fiducia delle imprese da 92,2 a 82,8.