Il 24 ottobre è tornata a riunirsi (via web) la rete legata alla sigla Emp (Encuentro Mundial de Movimientos Populares). Si tratta di un network decisamente singolare dal momento che a tenere le fila è direttamente la Santa Sede. Lo è ancora di più se consideriamo che a farne parte non sono solamente le associazioni del mondo cattolico, ma anche i coordinamenti latinoamericani dei cartoneros, delle empresas recuperadas, la galassia della Via Campesina, i Sem-Terra brasiliani, sigle sindacali da tutto il mondo e movimenti europei di lotta per la casa e per i beni comuni.

IL NUCLEO CENTRALE è rappresentato dai lavoratori nella cosiddetta «economia informale» nelle periferie globali. Non è quindi casuale che un ruolo di primo piano nel coordinamento sia stato assunto da Juan Grabois, giovane avvocato, esponente della direzione nazionale della Confederacion de Trabajadores de la Economia popular argentina (Ctep). Sono lui e João Pedro Stédile, fondatore del movimento Sem-Terra, a tenere i contatti con il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (ex Giustizia e Pace, storicamente preposto ad occuparsi dei grandi temi della dottrina sociale).

L’ATTENZIONE DEI MEDIA nei confronti dell’Emmp si lega alla partecipazione diretta di papa Francesco ai primi tre incontri che si sono svolti tra il Vaticano e la Bolivia a partire dal 2014. I discorsi tenuti dal pontefice in quelle sedi (raccolti nel volume Terra, Casa, Lavoro, diffuso dal manifesto nel 2017) hanno alimentato la discussione sulla portata storico-politica del messaggio sociale di Bergoglio. Ma la rete ha avuto anche un percorso proprio, scandito da una serie di incontri regionali che hanno perfezionato il funzionamento del network, mutuato dal modello del Social forum nato a Porto Alegre. Al centro dei workshop i grandi temi del trittico Domus, Terra, Labor, le tre parole che compongono il logo dell’Emmp: la diseguaglianza e l’esclusione sociale dei contadini, dei lavoratori e degli abitanti delle baraccopoli, ma anche i grandi nodi del lavoro, della casa, della pace e dei cambiamenti climatici.

L’ULTIMO INCONTRO NEL 2016 aveva concentrato il focus su alcune proposte di cambiamento: dalla lotta contro la privatizzazione dell’acqua alla difesa della sovranità alimentare, dall’introduzione di un salario sociale universale alla garanzia dell’inviolabilità della casa familiare. Erano presenti 200 delegati di 65 organizzazioni. Significativa, anche se in costante diminuzione, anche la partecipazione di esponenti di peso nell’istituzione ecclesiastica. Alcuni osservatori vi hanno letto un segnale di disapprovazione nei confronti del disegno pastorale di Bergoglio che, come è noto, ha provocato divisioni molto profonde all’interno della stessa istituzione ecclesiastica.

L’ESPERIENZA DELLA RETE EMMP rappresenta la punta più radicale di un processo che va oltre la Chiesa, dal momento che la maggioranza dei movimenti che la compongono non si considera cattolica. Inoltre, in alcun modo la Santa Sede ha cercato di assorbire questo spazio di confronto, ma senza comunque avere paura di «metterci la faccia», nonostante la palese distanza in materia di questioni bioetiche. Lo si è visto chiaramente anche in occasione dell’ultimo incontro dello scorso sabato. Introdotta dal cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del suddetto Dicastero, la discussione ha visto la partecipazione telematica dei rappresentanti di centinaia di organizzazioni sociali da tutto il mondo.

A DIFFERENZA DEL PASSATO, non si sono svolti dei veri e propri workshop. Il confronto è durato solo poche ore a partire dalla presentazione del documento Lettera a Francesco che sarà portato all’evento L’economia di Francesco previsto per il 19-21 novembre. A illustrarlo: Marina Oliveira, Juliane Furno, Andrès Cappa e Jares Jares. Nella sezione degli interventi di approfondimento hanno presto la parola: Stédile, Rose Molokane, referente della Slum Dwellers International; Charo Castelló del Movimiento Mundial de Trabajadores Cristianos; Aboubakar Soumahoro, presidente della Lega Braccianti.

IL CONFRONTO SI E’ SVILUPPATO A PARTIRE dalla radicalizzazione delle contraddizioni sociali innescata dalla diffusione dell’epidemia di Covid-19. Argomenti al quale Bergoglio aveva dedicato la sua lettera ai movimenti del 12 aprile, in cui aveva sostenuto l’introduzione di un «reddito universale», e sui quali è tornato più approfonditamente nell’enciclica Fratelli tutti. Il documento stilato dall’Emmp si ispira esplicitamente alle parole del papa, ma per diversi aspetti è più radicale. I movimenti affermano che «la crisi socio-ambientale non si può superare nel quadro del sistema capitalista egemonico a livello mondiale». Pertanto, intendono «apportare degli elementi per immaginare un sistema alternativo determinante, sradicando l’idolatria generale del denaro che struttura l’economia globale, rimettendo al centro la natura, le donne e gli uomini».

PIU’ CHE DI UN TESTO DI ANALISI si tratta in realtà di un manifesto per punti programmatici articolato in quattro parti. La prima è dedicata all’«ecologia integrale e i beni comuni». Le richieste-proposte spaziano dalla difesa della biodiversità a una «politica mondiale per la decontaminazione degli alimenti, del suolo, delle fonti d’acqua, delle acque sotterranee e del corpo umano». Dalla campagna contro le emissioni di carbonio alla richiesta di una «pianificazione, su scala internazionale, dell’approvvigionamento e del consumo umano in funzione di ciò che effettivamente rientra nelle necessità fisiche, biologiche e spirituali». Passando per la «Riforma agraria popolare»; l’investimento sulle energie rinnovabili; il ripensamento del sistema dei trasporti delle merci e il «rispetto delle forme di organizzazione sociale e di produzione, i diritti sui territori e il diritto alla cultura e alle credenze dei popoli nativi».

LA «LETTERA A FRANCESCO» RISENTE chiaramente di una certa genericità, inevitabile data anche l’eterogeneità della rete internazionale e quindi dei singoli contesti. Comune è però la convinzione che i movimenti siano l’agente di una trasformazione che passa per il conflitto e non per la delega politica. Luca Casarini, presente all’incontro come rappresentante di Mediterranea Saving Humans, nota una differenza con l’azione dei Forum sociali nella volontà dei partecipanti di trovare una sintesi su proposte trasversali, lasciando ai margini le differenze d’impostazione politica. Sappiamo che le posizioni interne sono variegate, anche se difficilmente emergono gli elementi di tensione che riguardano i rischi di questo rapporto sproporzionato con la Chiesa. L’elemento macroscopico è invece la funzione assunta dalla Santa Sede, che non solamente ha messo da parte le reticenze del passato nel relazionarsi con i movimenti, ma addirittura si propone come il collettore di uno spazio laico che, evidentemente, trae visibilità e credibilità dal rapporto dialettico con la Chiesa.