Assistiamo da diversi giorni ad un aumentato interesse mediatico sulla questione casa. Dentro questa continua produzione di articoli e inchieste si è inserito anche il prefetto Gabrielli, interloquendo sia con i movimenti che con Paolo Berdini che ha usato le pagine anche de Il Manifesto per fare alcune considerazioni.

Si va dalla cosiddetta affittopoli romana alla dimensione del fenomeno delle occupazioni, senza tralasciare la vicenda residence sollevata ancora una volta in forma minacciosa verso coloro che risiedono in queste strutture, dal commissario Tronca.

Il prefetto soprattutto invita tutti quelli che prendono parola ad essere informati sui fatti prima di parlare. E noi riteniamo di esserlo, per questo proviamo a ristabilire quantomeno un ordine cronologico a ciò che sta avvenendo o che è avvenuto, ben prima che arrivassero i due, per loro stessa affermazione, aspiranti al posto di capo della polizia italiana.

Tralasciando la storia di quasi mezzo secolo della lotta per la casa nella capitale, di cui comunque va tenuto conto, vorremmo iniziare dall’approvazione della delibera regionale n.18 del gennaio 2014 da parte della giunta Zingaretti e sostenuta dall’assessore Refrigeri. Questo importante strumento di legge è anche il risultato delle lotte e delle decine di occupazioni che hanno interessato Roma dalla fine del 2012 a tutto il 2013, compresa l’enorme manifestazione del 19 ottobre che ha assediato il ministero delle infrastrutture e che ha costretto il ministro Lupi ad un confronto con i movimenti. Nello stesso anno lo stesso governatore Zingaretti entrava nell’occupazione di viale delle province 198 per un’assemblea in piena campagna elettorale che lo ha visto poi vincitore.

La delibera perciò è stato il naturale punto di arrivo di un percorso che mirava ad affrontare l’emergenza abitativa con risorse e alloggi popolari, utilizzando patrimonio pubblico e privato esistente, respingendo la logica dei residence e dell’emergenza permanente, terreno fertile per “mafia capitale”.

Dopo l’approvazione della delibera si sono susseguiti interminabili tavoli che avevano il solo obiettivo di procrastinare all’infinito la scrittura della fase attuativa per continuare a garantire i profitti generati dalla gestione quotidiana dei Caat e dei centri di accoglienza. Nello stesso periodo sono aumentati sfratti e sgomberi con l’uso della forza pubblica, si è approvato l’articolo 5 del piano casa Renzi- Lupi del maggio 2014, si è ritornati all’uso del bonus per l’affitto che tanta morosità ha prodotto spacciandolo come strumento rivoluzionario.

Con l’arrivo del prefetto Gabrielli, che abbiamo incontrato due volte, abbiamo osservato in un primo momento una discontinuità interessante. Sue le parole “non sono venuto a Roma con il manganello in mano”, e “voglio definire un percorso dialogante dettato dall’urgenza”.

Le mosse seguenti non sono state però lineari.

Le occupazioni sotto sorveglianza speciale, o pericolanti come le ha definite il prefetto stesso, sono ancora in attesa di una soluzione e alcune delle realtà prese in considerazione dalla delibera regionale sono state sgomberate. Sono state fatte delle identificazioni di massa in alcune strutture occupate ma queste non valgono come riconoscimento di una residenza.

Ora ci si è gettati sul filone affittopoli con un grande polverone dove Tronca diventa il protagonista di una svolta epocale nella gestione del patrimonio comunale e si vuole raccontare la storia di Roma ognuno a modo suo e soprattuto senza interpellare i principali protagonisti di questa storia, i movimenti per il diritto all’abitare. Anzi spesso vengono criminalizzati e aggrediti con misure giudiziarie e pecuniarie.

Nelle sue dichiarazioni Gabrielli parla della delibera regionale come se senza il suo intervento fosse morta e sepolta e accusa la politica di essere inadempiente.

Se le sue parole corrispondono al vero, perché stupirsi delle iniziative di lotta e dei tentativi di nuove occupazioni abitative? Perchè accusare con parole sferzanti di voler giocare o di fare i Soloni? Qui nessuno ha mai giocato e meno che mai intendiamo farlo sulla pelle di migliaia di persone e di tanti bambini. Per amore di verità andrebbe riconosciuto il valore del percorso sociale delle tante esperienze che costruiscono comunità dove non c’è intolleranza e non c’è fine speculativo. Così come fa la delibera regionale di cui tanto si parla ma che tanti spaventa.

Per cambiare davvero, come recitava uno slogan abusato, la delibera del 2014 è una cosa seria e tutti gli attori in campo dovrebbero operare per renderla attuativa e per definire un precedente significativo di un indirizzo politico basato sulla programmazione e che non nasconde la povertà e le sue conseguenze. Altrimenti si finisce di usare il linguaggio del subcommissario all’emergenza abitativa Vaccaro, che ha definito il provvedimento regionale una delibera antiabusivi.

#moratoriagiubilare #stopsfrattiesgomberi