Questione di distanze. Visti da Berlino, i confini dell’Europa meridionale sono lontani.

E quello che accade nel Mediterraneo forse non preoccupa Angela Merkel e i ministri del suo governo come dovrebbe. Anzi: la loro indifferenza è la causa della strage dei migranti in fuga da fame e guerre.

Questo è il ragionamento che ha spinto un collettivo di artisti tedeschi ad un’azione clamorosa: portare sotto le finestre del palazzo della cancelleria i cadaveri delle vittime di uno dei tanti naufragi avvenuti nel mare di fronte alla Sicilia.

Die Toten kommen, cioé «I morti arrivano»: questo il titolo-choc della performance altrettanto d’impatto. Un’iniziativa che può lasciare molto perplessi: anche se la causa è giusta, è ammissibile utilizzare i corpi di persone morte?

Gli artisti-attivisti riuniti nel Zentrum für die politische Schönheit («Centro per la bellezza politica») sostengono di sì: «Le esumazioni in Sicilia e in Grecia sono avvenute con il consenso dei familiari e in presenza di autorità religiose, nel pieno rispetto della salma» spiegano.
La sepoltura di massa di fronte alla sede dell’esecutivo tedesco, nel cuore del Regierungsviertel, il quartiere governativo di Berlino, è annunciata per domenica.

In quella circostanza dovrebbe avvenire anche la posa della prima pietra di un grande cimitero-memoriale per tutti i migranti naufragati sulle coste dell’Europa meridionale. Una provocazione che non potrebbe essere più forte, perché allude al memoriale delle vittime della Shoah che si trova a poche centinaia di metri, verso Potsdamer Platz.

Come a suggerire una «colpa tedesca» che continua, nell’inconsapevolezza dei decisori politici e della maggioranza dell’opinione pubblica. Accadrà davvero? Difficile.

Quel che è certo, invece, è che l’annuncio di questa azione ha fatto conquistare ai performer-attivisti grande attenzione da parte dei media. E della polizia, che già conosce il gruppo: l’anno scorso si rese protagonista di un altro gesto eclatante come il furto delle croci poste a ricordo delle persone uccise dai soldati della Ddr nel tentativo di attraversare il confine fra le due Germanie. Il destino di quelle croci? Luoghi-simbolo della «fortezza Europa» come il muro con il filo spinato e coltelli acuminati che separa l’enclave spagnola di Melilla dal Marocco. Una provocazione che indignò i benpensanti, ma che mostrò il potenziale di sviluppo critico della cosiddetta «politica della memoria».

In attesa dell’appuntamento di domenica, gli attivisti del «Centro per la bellezza politica» si stanno già facendo vedere per Berlino. Ieri mattina hanno sepolto in un cimitero cittadino i cadaveri di una madre con suo figlio di due anni, «vittime del transennamento militare dell’Europa». E altre cerimonie di questo genere avverranno nei prossimi giorni, annunciate con qualche momento di anticipo sul sito www.politicalbeuty.de e dai social media in modo tale da consentire a chiunque volesse unirsi di partecipare, evitando però che le forze dell’ordine abbiano il tempo di presentarsi e disturbare l’azione.

Nelle intenzioni degli attivisti, la campagna Die Toten kommen deve servire a cambiare le politiche basate sul controllo muscolare delle frontiere e i respingimenti, e a trasformare il Vecchio Continente in un’autentica terra di immigrazione. Obiettivo ambizioso e difficile. Senza dubbio, però, la provocazione serve a mobilitare le parti più sensibili della società tedesca, anche in vista della giornata di sabato che vedrà migliaia di persone sfilare per un’Europa diversa: nei confronti della Grecia, come dei migranti.