Spiegatemi cosa sono i miti e le leggende che abbiamo studiato…

«Sono delle storie di fantasia». «Sono delle storie fantastiche per spiegare delle cose». «Sono come un problema. Perché prima non ci sono delle cose, dopo ci devono essere. Allora qualcuno le deve far accadere». I bambini ci parlano . «Mettiamo che un bambino si chiede perché piove. È molto difficile da spiegare. Allora lui se lo spiega con la sua testa. Come? Inventando una favola, che poi è un mito. Pensa che le nuvole hanno bisticciato tra loro. Anzi, hanno bisticciato col sole e poi, insomma, hanno iniziato a bisticciare anche tra loro. Prima si sono offese con delle brutte parole che si dicevano. Poi hanno cominciato a darsi degli spintoni. Poi degli schiaffi e dei calci. Insomma, alla fine hanno proprio fatto a botte». Chi? «Le nuvole, hanno fatto a botte. E se fanno a botte va sempre a finire che qualcuno piange, si capisce. Perché si fa male e allora dopo piange. E allora, per quel bambino, la pioggia sono le nuvole che piangono. Sono quelle nuvole che si sono fatte male. Anche se questo non è vero, si capisce. Ma lui pensa così. Si dà una spiegazione ed è contento così. Anche se la spiegazione non è quella giusta, forse». «I miei sono delle spiegazioni». «I miti sono delle risposte». «I miti sono delle fantasie che si inventavano gli uomini primitivi per spiegare quello che succedeva attorno a sé».

Bravissimi. Però non ho capito bene se a inventare i miti e le leggende sono stati gli uomini di tanti anni fa o i bambini.

«Sono stati gli uomini di tanti anni fa. Perché erano un po’ meno intelligenti degli uomini di oggi. Perché avevano vissuto meno anni. Perché avevano fatto meno scoperte scientifiche. Allora, quelle scoperte che non avevano fatto ancora, se le inventavano. Perché non volevano rimanere senza risposte». «È vero. Perché non volevano che dopo noi dicevamo che quelli che sono nati prima, cioè gli uomini più vecchi, più anziani, erano più stupidi di quelli che sono nati dopo. Allora ci hanno provato. Hanno provato a risolvere anche loro le domande che si facevano, a rispondere». «Per me sono stati i bambini, perché sono loro che si facevano queste domande strane. Perché piove? Perché si nasce? Perché si muore? Perché crescono i fiori? Allora non sapevano come si rispondeva e lo chiedevano ai loro genitori. I loro genitori non sapevano cosa rispondere perché non lo sapevano. Allora loro, i bambini, si sono arrangiati con la loro testa e se le sono inventate, le risposte». «Anche per me sono stati i bambini. Perché poi le risposte dei miti non sono tutte tutte sbagliate, mi sembra. Un po’ sono anche giuste». «Allora facciamo così: sono stati i bambini degli uomini primitivi, i bambini primitivi, va bene?», «No, sono stati gli uomini primitivi. Perché loro, poi, come testa, dico, come fantasia, erano un po’ come i bambini. Un po’ come i bambini anche di adesso, voglio dire. Non erano ignoranti o scemi, questo no. Ma sapevano meno cose. Allora quelle che non sapevano se le inventavano un po’. Perché anche io faccio un po’ così, quando studio. Un po’ le cose me le ricordo e un po’, se non me le ricordo, quelle che non mi ricordo io me le invento un po’».

Mi dite adesso alcune domande a cui non sapete rispondere e ci si potrebbe costruire sopra un mito, cioè un racconto fantastico, per provare a rispondere?

«Chi ha inventato le mountain bike». «Perché i cani hanno quattro zampe». «Perché le montagne sono a punta? E perché la punta è in alto invece che in basso?». «Perché Hello Kitty ha gli occhi così grandi?». «Chi ha inventato i robot?».«Perché mia nonna ha i fazzoletti di stoffa e io invece ho i fazzoletti di carta?». «Perché ho cinque dita in ogni mano e due mani». «Perché abbiamo due occhi e un solo naso invece di due nasi?».